CAMPOBASSO – Con il successo di Francesco Roberti alle Regionali del Molise, il centrodestra raggiunge risultati numerici a dir poco impressionanti.
Con un risultato che tende ad andare oltre il 60% per il sindaco di Termoli, la coalizione del governo nazionale si aggiudica infatti la sesta vittoria consecutiva in una sfida per eleggere un nuovo governatore, la quinta di fila in un confronto elettorale di carattere nazionale o locale e prosegue così la striscia positiva di trionfi che va avanti ormai da nove mesi a questa parte. Di contro, la sinistra esce nuovamente pezzi dal confronto alle urne e conferma per l’ennesima volta come il campo giallorosso esista solamente come nome e non come valida proposta alternativa alle forze che compongono l’esecutivo di Palazzo Chigi.
Dopo la tornata elettorale del settembre 2020, il centrodestra non ne ha sbagliata più una per quanto riguarda un’elezione regionale. Da quel momento in poi, infatti, sei regioni sono tornate al voto e tutte sei sono andate al centrodestra. Si comincia nell’ottobre 2021 con la vittoria in Calabria di Roberto Occhiuto, che ha preso il posto di Jole Santelli (sempre di Forza Italia), deceduta nel 2020 all’età di 51 anni. Passano undici mesi e il centrodestra conserva politicamente anche la Sicilia: il 25 settembre 2022, nello stesso giorno delle Politiche, lo storico esponente di Forza Italia Renato Schifani viene eletto governatore succedendo a Nello Musumeci, il quale nel frattempo – al termine del suo cinquennio come presidente siciliano – si era candidato con Fratelli d’Italia al Senato (poi risultato eletto) ed è stato poi nominato ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare e per il Sud.
Il 2023 è stato poi un monologo alle urne a favore del centrodestra: a metà febbraio la Lombardia è stata mantenuta dalla coalizione di FdI-Lega-FI con il netto successo di Attilio Fontana. Nello stesso weekend, era arrivato poi una svolta politica importante: dopo il decennio a guida Nicola Zingaretti, la Regione Lazio viene strappata dal centrodestra, che s’impone a Roma grazie alla candidatura vincente di Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa Italiana. Ma non è finita qua: prima il netto consenso per Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia a inizio aprile, poi le amministrative di fine maggio che regalano una vittoria schiacciante sempre all’alleanza di governo, che si porta a casa ben dieci capoluoghi di Provincia contro le sole quattro del centrosinistra: cade la roccaforte rossa Ancona e di colore azzurro si rivelano così anche Pisa, Massa, Siena, Imperia, Treviso, Sondrio, Latina, Brindisi e Catania.
E per l’ammucchiata rossa? Un tracollo totale. Non solo Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Sinistra-Verdi non sono non hanno toccato minimamente palla da quando c’è stato il voto per il rinnovo del Parlamento lo scorso autunno, ma insieme si sono rilevati ancora una volta inconsistenti. Con il Molise, sono infatti sei su sei le regioni dove Pd e grillini hanno perso con un candidato governatore in comune. Tutto ebbe origine nell’ottobre 2019 – subito dopo la nascita del Conte 2 – con Vincenzo Bianconi che venne sonoramente battuto dalla leghista Donatella Tesei in Umbria. Poi, solo disfatte su disfatte: in Liguria (con Ferruccio Sansa asfaltato da Giovanni Toti), in Calabria (Amalia Bruni), in Lombardia (Pierfrancesco Majorino), in Friuli (Massimo Moretuzzo) e infine oggi in Molise (Roberto Gravina). Segno evidente che non bastano baci e abbracci tra Conte e Schlein a favore di telecamere e macchine fotografiche per convincere gli elettori a preferire quel campo (tutt’altro che) largo.