Civitavecchia – Rissa in carcere, SAPPE: “A rischio nostra incolumità”

CIVITAVECCHIA – C’è una mega rissa in carcere a Civitavecchia. I detenuti se le stanno dando di santa ragione nella IV Sezione Reclusione.

Sono stati richiamati in servizio tutti gli Agenti, anche quello già smontati dal servizio. “Non passa giorno che dobbiamo registrare eventi critici particolarmente violenti presso gli istituti penitenziari del Lazio”. E’ senza appello la denuncia di Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Aggressioni tra i detenuti e contro il personale di Polizia, risse, devastazioni ed altro: sono continue le denunce che il Sappe ha presenta, alle Autorità Competenti della Amministrazione Penitenziaria sulle criticità che si vivono ogni giorno.

A due settimane da quella, altrettanto violenta, avvenuta nel carcere di Regina Coeli a Roma, è ora nel carcere di Civitavecchia che si sta verificando un’altra mega rissa. Il Personale della Polizia Penitenziaria, ridotto come sempre nell’organico, sta provando a tenere la situazione sotto controllo, evitando il peggio e provando a mettere in sicurezza la Sezione con la chiusura dei violenti detenuti nelle rispettive celle, ma non si può lavorare così, sempre a rischio della propria incolumità fisica” aggiunge.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Civitavecchia e torna a denunciare la realtà delle carceri: “La situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto.

Auspichiamo in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari: “Al Sottosegretario Ostellari, che ha la delega per i detenuti, rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi.

Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.

Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.

Capece informa che, se non si vedono soluzioni concrete per fronteggiare l’emergenza, il Sappe “scenderà in piazza a Roma, a settembre, per sottolineare quanto e come sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. E’ grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria.

Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non sia ancora state in grado di trovare una soluzione. Il Sappe chiede l’uso degli scudi protettivi e caschi come deterrenti e a protezione dei poliziotti penitenziari”.