Viterbo – Integrazione tra religioni, trattativa Stato-Mafia, così Ombre Festival scalda i cuori nella Città dei Papi

Straordinario successo di pubblico nei vari eventi. Pienone per Sigfrido Ranucci e per l’incontro “tra religioni”

VITERBO – Serata decisamente più fresca quella appena trascorsa. Ombre Festival fa segnare un nuovo straordinario record di eventi e numero di partecipanti.

Mentre la politica si interroga su come demolire ulteriormente un centro storico abbandonato con l’ennesimo allargamento della ZTL, ristoratori, bar e albergatori finalmente lavorano a pieno regime.

Ieri sera tanti gli appuntamenti in programma ma due, in particolare, era quelli più attesi in città e non solo. L’arrivo del discusso giornalista di Report Sigfrido Ranucci e l’incontro tra varie religioni ed etnie organizzato sotto ad uno dei simboli della nostra religione cattolica: Palazzo dei Papi. Qui nacque la procedura del cum clave (chiuso a chiave) poi divenuto Conclave cioè quando i cardinali si ritrovano insieme per eleggere il nuovo Papa (morto un Papa se ne fa subito un altro, cit.).

Mentre il sole tramontava la città ha iniziato a riempirsi di persone. Di tutte le etnie e di tutti i colori. Gente mai vista prima ma che a Viterbo vive da anni, decenni. Indiani, magrebini, musulmani, romeni, russi, ucraini, asiatici. I Sikh indiani sono sembrati i più numerosi e avvolti in colorati turbanti. Prima di raggiungere piazza San Lorenzo si sono fermati in silenzio davanti all’auto della scorta di Giovanni Falcone appena arrivata in esposizione. La “Quarto Savona 15”, quella vettura che il 23 maggio 1992 alle ore 17.57,  di scorta al giudice Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, arrestò violentemente la sua corsa sull’autostrada Trapani-Palermo nei pressi dello svincolo di Capaci.

Nell’attentato dinamitardo subìto, oltre ai due magistrati, persero la vita anche i tre Agenti della Polizia di Stato Antonio MontinaroVito Schifani e Rocco Dicillo.

Viterbo – Arriva la “Quarto Savona 15”, auto dove persero la vita “gli uomini” di Falcone

Il giornalista Paolo di Giannantonio ha messo tutti insieme. Silenzio. Ascolto. Tutti insieme sotto la bandiera italiana lontani da critiche e falsi razzismi che in questi giorni stanno caratterizzando alcuni eventi (ad arte strumentalizzati).

Grazie alla secolare tradizione dei cattolici, fondamentale è stato l’apporto della Diocesi di Viterbo e dell’ufficio per l’ecumenismo e dialogo interreligioso. C’era anche l’Associazione Islamica di Viterbo. Unione delle Comunità Islamiche d’Italia. Parrocchia Ortodossa San Callinico di Cernica. Associazione Gurdwara Baba Buddha Sahib Ji. Associazione Sikhi Sewa Society sezione Centro- Sud Italia e l’Associazione Gallen Vihare.

Sul palco Hamdan Al Zeqri, laureato in teologia cristiana all’istituto superiore di scienze religiose della toscana, mediatore interculturale, insegnante di lingua araba dove ricopre il ruolo di consigliere del direttivo nazionale UCOII (unione delle comunità islamiche d’Italia) con deleghe al dialogo interreligioso e ai rapporti con le carceri e con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Don Paolo Chico e Padre Bobita Vasile Stefan parroco della comunità ortodossa romena di Viterbo nella chiesa di Sant’Ignazio. Presente anche Wewabedda Suneetha Thero, capo titolare del Centro di ricerca culturale e meditazione buddista “Sri shanti arana” (monastero della foresta).

Manmeet Singh, capo della sezione centro-sud Italia dell’associazione Sikhi Sewa Society, organizzazione non lucrativa al servizio delle persone, nata a Novellara e attiva su tutto il territorio nazionale ed europeo. Impegnato da anni nella mediazione culturale è promotore dell’inclusione sociale della comunità Sikh. Ha svolto un ruolo di primo piano nell’organizzazione di conferenze ed eventi multiculturali e interreligiosi nel centro Italia.

E’ stato un momento singolare vederli tutti insieme in armonia. In pace. Sereni. Felici. Lontani dai loro paesi e per la prima volta apparsi tutti decisamente rispettosi del nostro che li ospita. Integrazione reale non fittizia. Tanti volti di persone mai viste, non perché nascoste ma perché impegnate sui campi a lavorare o nelle piccole imprese viterbesi. Bello. Un grande momento di incontro tra religioni ed etnie vero e non di copertina.

Nella vicina piazza del Gesù c’era lui (bello, bello), Sigfrido Ranucci. Giornalista Rai che ha appena chiuso una delle stagioni più forti della trasmissione Report che conduce non senza polemiche.

Ha presentato il suo libro: “Il patto. La trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato” – Chiarelettere.

Ha quindi parlato di Luigi Ilardo, boss temuto e rispettato e di Michele Riccio colonnello dei carabinieri con un nome di copertura. I due si incontrano come fantasmi, di notte, tra il 1994 e il 1996. La loro missione era la cattura di Bernardo Provenzano. Per farlo cadere nella rete organizzano summit, scambiano lettere, pianificano strategie. Ma il boss era imprendibile, aveva alle spalle mastini potenti che lo informavano del doppio gioco. Sembra un film ma è una storia vera. Unica nota negativa è per gli organizzatori. Per carità. Tutto perfetto, preciso e puntuale. La piazza però decisamente troppo piccola e non all’altezza dell’evento che ha portato così tanta gente (da migliorare in futuro).

Con  Ranucci abbiamo scambiato qualche parola nel momento dedicato alla stampa. Dovevano esserci i colleghi ma, con nostra grande sorpresa eravamo solo in due. Gli abbiamo chiesto cosa pensasse del fatto che Massimo Giletti fosse, almeno secondo noi, “vittima” (in senso lavorativo) della trattativa Stato-Mafia della quale si stava occupando con la sua trasmissione Non è L’Arena. Ricordiamo, chiusa o censurata, dall’editore Cairo su La7 (questo lo svelerà l’inchiesta della Procura di Firenze) alla vigilia di una puntata “esplosiva”.

Insomma. Grande serata che auguriamo agli organizzatori di poter replicare anche quest’oggi dove non mancano incontri di spessore.

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