Roma – Accusato e poi prosciolto per omicidio, aggressioni, la vita violenta del Conte Nero

Chi è Ranieri Adami Piccolomini, arrestato a Trastevere. Discendente diretto di Papa Pio II, il 48enne terrorizza da anni il quartiere di Trastevere. Droga, aggressioni e armi nella vita
del rampollo di una delle famiglie più blasonate della Capitale. Nel 1966, quando fu arrestato per l’omicidio di Paolo Segatori, un 22enne di Viterbo massacrato con 20 coltellate

ROMA – Non è la prima volta che sale agli onori della cronaca Ranieri Adami Piccolomini, rampollo 48enne di una nobile famiglia romana. Il pronipote di Papa Pio II, nato Enea Silvio Piccolomini, era già noto nella Capitale per il suo burrascoso passato: il “Conte Nero”, chiamato così per le sue simpatie di estrema destra, era stato arrestato (e poi prosciolto) nel 1996 per l’omicidio del 22enne viterbese Paolo Segatori; nel 2013, invece, aveva colpito alla gola con delle stelle ninja un pensionato di 75 anni che passeggiava per le vie di Trastevere.

Dopo che due anni fa era stato trovato armato in giro per Roma, a Ponte Sisto, con una pistola Beretta modello 950B, lo scorso venerdì è stato denunciato dai carabinieri per minaccia a pubblico ufficiale: avrebbe aggredito i militari all’urlo di “Datemi le pistole o vi ammazzo”.

L’ultima follia questa notte, poco dopo la mezzanotte di giovedì 10 agosto, quando il “Conte Nero” ha ferito con una bottiglia di vetro rotta un artista di strada nel quartiere Trastevere, venendo colpito a sua volta. Le due persone coinvolte sono state trasferite in ospedale, non in pericolo di vita. Ranieri Adami Piccolomini è accusato di tentato omicidio.

Era da poco passata mezzanotte quando Piccolomini ha aggredito un artista di strada originario del Kenya con una bottiglia spaccata: l’uomo, che era seduto in un locale di piazza Sant’Apollonia, è stato ferito al collo, non lontano dalla giugulare.

Nonostante la sorpresa, la reazione non si è fatta attendere: il busker ha colpito il suo aggressore con una sedia. La scena ha scatenato il panico tra le vie di Trastevere, a quell’ora affollate da giovani e turisti che si stavano godendo una tranquilla serata estiva in uno dei quartieri più noti della Capitale per la vita notturna.

Droga, armi e aggressioni nel passato nel rampollo della famiglia Piccolomini, che sul finire degli anni Sessanta fu incarcerato e poi scagionato per l’omicidio di un giovane viterbese assassinato con 20 coltellate. Ma chi è il Conte Nero che spadroneggia da anni nel sottobosco di Roma?

Ecco i precedenti di Ranieri, il nipote ‘nero’ della bianca dinastia papale che terrorizza da anni Trastevere.

Il ‘Conte Nero’ ha una famiglia blasonata alle spalle. Nell’albero genealogico dei Piccolomini – una famiglia di origine toscana, influente a Siena a partire dall’XI secolo – figurano grandi nobili di Spagna, principi del Sacro Romano Impero, numerosi alti prelati e due pontefici della Chiesa di Roma. Con la salita nel 1458 al soglio pontificio di Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, la famiglia riconquistò il prestigio e diede nuovo slancio al ramo papale della dinastia, il più ricco e potente della stirpe. Con Pio II, fu istituita al consorteria
Piccolomini.

Testa calda, Ranieri Adami Piccolomini è finito più volte nelle pagine di cronaca della città. Giacca militare indosso, sui social è tutto una carrellata di musica rap e incontri di box. E c’è anche la foto della sua carta di identità ‘non valida per l’espatrio’, visti i precedenti.

La settimana scorsa, aveva minacciato di morte dei carabinieri agganciati per strada nel tentativo di farsi consegnare le armi d’ordinanza. Un paio di anni fa, la sorella aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine dicendo che Ranieri girava armato con la pistola del padre. Ma i primi fatti di cronaca che lo hanno visto coinvolto risalgono addirittura agli anni Sessanta, quando il Conte Nero era solo un ragazzo.

Ranieri si era guadagnato il soprannome di Conte Nero nel 1966, quando fu arrestato per l’omicidio di Paolo Segatori, un 22enne di Viterbo massacrato con 20 coltellate. Dopo 23 giorni di carcere fu scagionato dalla confessione del vero colpevole, che lo aveva torturato e ucciso per punirlo di una spiata nell’ambiente della droga. Fu solo l’inizio di una vita difficile per il pronipote del Papa, che negli anni è stato più volte protagonista di aggressioni e violente liti.

Nel giugno del 2021, il 50enne era stato fermato a Ponte Sisto armato armato di una pistola Beretta modello 950B, con tre caricatori contenenti sette proiettili calibro 6.35, infilata nella cinta dei pantaloni.

Le indagini avevano poi accertato che l’arma e le munizioni erano state rubate dalla collezione di pistole dell’anziano padre. A denunciare il furto era stata la sorella del Conte Nero, allarmata della sparizione dell’arma.

Quando i militari lo intercettarono, il rampollo del Papa aveva risposto: “Sono della Navy Seals”. Il 27 novembre dello stesso anno, era finito agli arresti domiciliari per maltrattamenti in famiglia per poi evadere.

Nella notte dell’Immacolata del 2013, Ranieri aveva ferito con alcune stelle ninja un pensionato di 75 anni che stava camminando per le strade di Trastevere.

Anche in quel caso era stato accusato di tentato omicidio, per poi essere condannato a tre anni e due mesi. Sempre nel 2021, era rimasto coinvolto in una maxi rissa: aveva picchiato a sangue un bengalese in piazza dei Crociferi, pochi giorni dopo essere stato denunciato per aver aggredito in Vicolo del Cinque altri tre uomini del Bangladesh tra i 16 e i 41 anni.

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