“Viterbo: sporca, puzzolente e poco curata”, ecco cosa pensano i turisti

Pingitore: “Risposte e azioni inesistenti da parte degli amministratori comunali. Host costretti a portare l’immondizia a casa e smaltirla da soli”

VITERBO – Gian Paolo Pingitore gestisce diverse strutture ricettive all’interno delle mura cittadine, e come lui molti altri sono i gestori di b&b e case vacanza che in questi ultimi anni sono hanno riempito la Città dei Papi, quelli che in termine tecnico vengono definiti host. Una bellissima città, ma nonostante questo le lamentele da parte dei turisti e degli operatori del turismo non mancano come racconta proprio Pingitore: “In primo luogo è indecoroso vedere i sacchi dell’immondizia, carta e plastica, sparsi per le strade del centro medievale più grande d’Europa, che già è sporco e poco curato (pieno di erbacce e di cestini pieni). Sacchi neri di immondizia vicino ai ristoranti, alle case d’epoca e nelle vie che attirano i turisti: roba che puzza messa lì dal tardo pomeriggio alla mattina successiva (spesso anche oltre)”. 

Città sporca e nell’incuria

“Numerosi ospiti hanno, inoltre, segnalato nelle recensioni delle nostre strutture il degrado, l’incuria e la superficialità dell’ente pubblico preposto (strutture che ovviamente non hanno colpe ma che per via di questo vengono penalizzate nella valutazione complessiva dell’esperienza).

Per rendersene conto basta sfogliare le recensioni su booking e parlare con i turisti (cosa che facciamo regolarmene quando chiediamo un feedback): Viterbo passa per essere una gran bella città dal grosso potenziale, ma sporca, puzzolente e poco curata. Inoltre gli ospiti, durante la loro vacanza, stando in giro non possono occuparsi di rispettare i giorni di ritiro delle varie categorie di rifiuti”.

Smaltimento dei rifiuti per le attività ricettive

“Dunque cosa succede? Che l’immondizia si accumula negli appartamenti e nei condomini ed emana un odore non proprio allettante. Questi provoca disagio sia agli ospiti, sia agli abitanti. 

E qui un altro problema fondamentale: lo smaltimento dei rifiuti quando gli ospiti vanno via. Non sempre l’immondizia accumulata può essere smaltita il giorno dopo, perché magari ci sono due sacchi di indifferenziata e la mattina successiva alle pulizie è il giro della carta, o viceversa. Perciò come si risolve? Molti host si devono portare l’immondizia a casa, caricarla in macchina e smaltirla da soli. Questo non è affatto giusto perché si paga la Tari (che tra l’altro è aumentata a dismisura come i parcheggi e i diritti di segreteria per le pratiche varie) e non si fruisce di un servizio che spetta di diritto.

La soluzione potrebbe essere quella di installare delle isole ecologiche, come fanno a Brescia, ad esempio (che non a caso è l’attuale capitale della cultura). Strutture video sorvegliate con chiave o ancora meglio tessera per aprire i secchioni. In modo tale che sia gli ospiti e sia i residenti possano smaltire l’immondizia quotidianamente. 

Ma l’amministrazione comunale da questo punto di vista è cieca e sorda. Sui profili social dei vari personaggi responsabili dell’amministrazione si continuano a vedere foto di piccoli pezzi di strada appena puliti, ma girando per la città e soprattutto per il centro si vede in realtà immondizia ed erbacce ovunque. E questo è un vero peccato, perché gli addetti all’ospitalità versano trimestralmente la tassa di soggiorno al Comune. Tassa che noi stessi dobbiamo riscuotere, spesso discutendo anche con gli ospiti stranieri (che ovviamente non sanno di questa tassa) e trovandoci a disagio con chi, a volte, non vuole pagare. 

È lecito chiedersi, da parte di noi operatori del turismo, che fine faccia questa tassa.

Dall’insediamento dell’attuale amministrazione non ho visto nessuna iniziativa che abbia migliorato i servizi al turismo: facciamo tutto noi, facciamo tutto da soli. Ed è merito delle strutture ricettive, dei ristoratori e degli altri addetti ai lavori se a Viterbo vengono turisti che spendono soldi, consumano e pagano la tassa di soggiorno. Una gabella molto sostanziosa, della quale, però, non se ne vedono i frutti concreti”.