Il dirigente Vito Consoli sotto Ferragosto ha pubblicato un determina che autorizzerà la trasformazione del centro TM in TMB sperando di superare l’ostacolo del Tar. La Formia Rifiuti Zero ha già vinto e prepara azioni legali ma da Roma continuano a conferire in modo illegale i rifiuti
ROMA – Una volta, sotto Ferragosto, la politica si dedicava alle promozioni o alle rimozioni di dirigenti comodi o scomodi (promoveatur ut amoveatur).
Adesso la politica è in ferie così come i politici che non hanno tempo di controllare cose accade negli uffici.
Ecco che il solerte, quanto imbarazzante dirigente dell’area ambiente della regione Lazio, Vito Consoli (nella foto in compagnia della collega Wanda D’Ercole), ha pubblicato la determina con all’oggetto: “C.S.A. s.r.l. – Impianto polifunzionale per il trattamento e lo stoccaggio di rifiuti pericolosi e non, localizzato nel Comune di Castelforte (LT) in località Viaro – Autorizzazione Integrata Ambientale di cui alla Determinazione G08506 del 26/7/2016 e ss.mm.ii. Riesame con modifiche dell’AIA ai sensi dell’art. 29-octies del D.Lgs. n. 152/2006 – Pratica n. 14-2022″
Per i non addetti ai lavori è poco comprensibile ma nelle 152 pagine vergate e pubblicate non mancano sorprese a dir poco inquietanti. Ripercorriamo le tappe cercando di farvi capire il tipo di operazione posta in atto dalla regione Lazio che da qualche giorno ha certificato il conferimento illegale al TM di Castelforte.
Il problema è sorto qualche settimana fa quando l’amministratore della Formia Rifiuti Zero, Raffaele Rizzo, durante una conferenza stampa informava di aver segnalato alla magistratura competente e alla regione di non poter più conferire i rifiuti nell’impianto della Csa di proprietà di Antonio ed Enrico Giuliano. Secondo Rizzo, sulla scorta anche delle sentenza della Corte Europea i rifiuti delle isole non potevano più essere portati nell’impianto del sud pontino.
Secondo l’esposto i comuni di Formia e Ventotene, attraverso la municipalizzata Futuro Rifiuti servizi, hanno conferito dal 2020 i propri rifiuti indifferenziati (quelli aventi la tipologica tecnica EER 200301) nel posto sbagliato ed illegittimo con possibili risolti di natura penale ed erariale, ovvero il Centro servizi ambientali di Castelforte.
Che la CSA sia fuorilegge lo dice lo stesso dirigente della regione Vito Consoli che con questa determina cerca di dare una mano alla società ma allo stesso tempo certifica che i rifiuti provenienti da Roma sono illecitamente smaltiti.
In uno dei passaggi della delibera, infatti, Consoli fa riferimento alle contestazioni legittime promosse dalla Rida Ambiente:
con nota prot. n. 692789 del 26/06/2023, l’Avvocatura Regionale ha trasmesso alla scrivente AC la sentenza TAR Lazio n. n.10459-23 – Rida Ambiente srl – R.G. n.2276-21, informando che “ …il Collegio ha accolto il ricorso, con cui la Rida Ambiente aveva chiesto di annullare l’autorizzazione all’incremento dei quantitativi dei rifiuti trattabili nella parte in cui la determinazione impugnata, n.G14615/2020, contempla anche i rifiuti urbani indifferenziati codice EER 20.03.01, disponendo che, fino alla definizione del riesame, il gestore continui ad esercitare l’attività sulla base dell’originaria AIA in attesa dell’esito del riesame, valutando come preliminare la valutazione della conformità dell’impianto alle più recenti BAT di settore”;
5.1 d): Lo smaltimento o il recupero di rifiuti pericolosi, con capacità di oltre 10 Mg al giorno, che comporti il ricorso ad una o più delle seguenti attività: 4 d) ricondizionamento prima di una delle altre attività di cui ai punti 5.1 e 5.2;
Altro passaggio fondamentale è che sempre la regione Lazio impone sin da subito, di portare la sotto vagliatura a stabilizzazione dei rifiuti e chiede che venga rispettato quanto quanto prescritto da Ispra per il trattamento dei rifiuti urbani.
L’avere chiesto di portare la sotto vagliatura a stabilizzazione ovvero la parte biologica dei rifiuti equivale ad ammettere che il rifiuto non è conforme e che, per una maggiore precauzione, deve essere mandato a stabilizzazione.
Mettendo nero su bianco questo passaggio la regione Lazio, attraverso Vito Consoli, afferma che è vero che si tratti di un impianto TM e che per colpa di Rida Ambiente che ha vinto il ricorso impone ai comuni di andare a trattamento biologico con gli scarti.
Un trattamento rifiuti per conto terzi con costi esagerati per gli utenti. In poche parole i rifiuti che provengono da Roma devono essere trattati altrove e poi portati al Csa di Castelforte che opera in modo illegale. Ama che si occupa di Roma e tutti gli altri comuni che attualmente conferiscono cosa faranno?
Il Centro servizi ambientali ha un impianto insufficiente a garantire un idoneo trattamento dei rifiuti a chiudere il loro ciclo. Non tratta la frazione organica presente in maniera variabile all’interno dei rifiuti indifferenziati. E il problema se riguarda il comune di Formia dove la differenziata non raggiunge il 65%, figuriamoci Roma e tutti gli altri comuni che continuano a violare la legge portando a Castelforte i propri rifiuti.
La delibera è inoltre particolarmente sospetta per tempistica. Fatta a cavallo di Ferragosto ha dato spunto alla Csa di Castelforte a far credere di avere già intasca un’autorizzazione che invece deve ancora arrivare. Non solo, ma qualcuno della Csa o chi per essa (vedi articolo) sta facendo credere di aver risolto tutti i propri problemi accusando la Formia Rifiuti Zero e in particolare il suo amministratore Rizzo di aver adottato provvedimenti illegittimi.
Falso. Non solo la Csa non può ricevere i rifiuti oggi ma non lo potrà farlo fino al 2024. La minaccia di presentare al Tar Lazio, dove sono pendenti i ricorsi contro la FRZ, come prova madre della bontà dei loro servizi questa determina è altrettanto fuorviante.
Sull’operato di Vito Consoli ci sono colpevoli ritardi della politica che non riesce ad arginare l’uomo di Zingaretti e Valleriani che a testa bassa continua nella missione di autorizzare “buche” nuove per circa 3 milioni di metri cubi di cui 2 milioni nella sola provincia di Viterbo.
Con una velocità impressionante e sotto Ferragosto “sistema” la pratica dei fratelli Antonio ed Enrico Giuliano che agiscono in barba alla legge e al silenzio delle Procure che invece dovrebbero agire per capire cosa ci sia dietro questa strana autorizzazione.
Insomma, come sempre, in mezzo ai rifiuti c’è sempre puzza. Tanta puzza.
– Segue
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