Viterbo – Da facchino a “creatore” della Macchina di Santa Rosa, Raffaele Ascenzi racconta l’affetto della città e la bellezza “interiore” di Gloria

Sua la proposta ai cittadini di poter posizionare i nominativi dei propri cari sulla Macchina e la “girata” per Armando Costantini

VITERBO – Una vita per Santa Rosa, lui è l’architetto Raffele Ascenzi, prima facchino e poi “creatore” della grande macchina a spalla che il 3 settembre di ogni anno solca le vie della città nei suoi 30 metri di luce che tolgono il fiato ai tantissimi presenti.

A 17 anni la prima prova di portata e a 18 l’entrata nel Sodalizio dei facchini di Santa Rosa.  Sono passati quasi quarant’anni dal giorno in cui Raffele Ascenzi non si è più separato dalla sua “Rosina” diventandone anche ideatore.

La prima, Ali di Luce nel 2009, e nel 2015 Gloria, quella che sfilerà per l’ultima volta la sera del 3 settembre.

Così tanto l’affetto rivolto a questa sua ultima creatura che ha lasciato stupito anche lo stesso Ascenzi, dopo le parole del capofacchino Sandro Rossi, l’uomo al comando di cento uomini, con i quali ormai basta uno sguardo: “La più bella di sempre, bella anche di giorno. Questa macchina mi ha colpito dalla prima volta che l’ho vista. Mi dispiace veramente tanto “guidarla” per l’ultima volta”. 

Commozione che è anche quella della città, “Mi fermano continuamente per chiedermi come proseguono i lavori- afferma Ascenzi – ma anche perché mi vedono come colui che ha un contatto diretto con la Macchina. Una madre a cui è morto il figlio, Armando Costantini, (conosciuto come “Armandino” ndr) che non è mai riuscito a diventare facchino, mi ha pregato di dedicare anche a lui una “girata” la sera del 3 settembre, e così l’ho proposto al Sodalizio che ha accettato.”

Una macchina perfetta, tanto che non è stata fatta nessuna modifica,

“Solo ordinaria manutenzione, ma nulla di diverso. L’unica cosa che desidero è che sia una macchina più bella “dentro” che fuori, dove prevalga la sua componente spirituale, per questo, oltre alle targhe con i nomi dei facchini venuti a mancare dal 1988 ad oggi, le aggiungeremo altre, quelle che porteranno i viterbesi con impresso il nome dei cari che vogliono ricordare“.

Targhe ricordo che dovranno essere consegnate al Red Rose Cafè in Piazza San Sisto entro venerdì 1 Settembre alle 13. Stampate in nero su fondo bianco con la dimensione di 3x10cm.

Ascenzi propone anche un’altra soluzione, comunicare a lui i nominativi che provvederà a far stampare, come riportato nel suo post:

Non solo nominativi, ma anche pensieri “viaggiano” insieme alla Macchina di Santa Rosa, oltre 50 mila quelli raccolti e custoditi dalle suore del monastero sotto il corpo della Santa, che durante il trasporto viaggiano sulle spalle dei facchini creando con lei un collegamento spirituale sempre più intenso.  “Preghiere che resteranno all’interno della Macchina anche quando sarà sostituita con un nuovo modello e saranno in futuro una testimonianza del nostro amore per Rosa“. Conclude il facchino-creatore.

Benedetta Ferrari