ROMA – “Se il quadro indiziario, sommariamente considerato, verrà confermato ci troviamo di fronte ad un offender ritualistico, – è la criminologa Tonia Bardellino, docente di sociologia della devianza e della criminalità all’università Ecampus e di criminologia al master di II livello dell’università Niccolò Cusano a tracciare il profilo dello stupratore Ubaldo Manuali, 53enne operatore ecologico romano, accusato di violenza sessuale e diffusione illecita di video e foto pornografiche scattate a ignare donne dopo averle drogate – ossia un soggetto proteso ad una abituale pianificazione e premeditazione del reato, con una scelta alquanto oculata della vittima e animato da una brama di potere impulsiva sulla vittima.
L’aggressore, in generale e nella fattispecie, non è mosso tanto da un bisogno ed un proposito “sessuale”, quanto da una fondamentale necessità di dominanza e forza. Questa necessità verrebbe conseguita attraverso la de-umanizzazione della vittima, che diventa un oggetto senza significato: la donna diventa il contenitore di tutte quelle emozioni negative di cui l’assalitore vuole sbarazzarsi, come se si trattasse di un’“infezione psichica”.
La violenza, lo stupro, hanno veramente poco a che fare con la passione e la sessualità, sono bensì un atto pseudo-sessuale dovuto, di frequente, ad ostilità, collera e controllo.
Il bisogno irrefrenabile di esercitare il domino e controllo su una vittima attraverso questo modus operandi, potrebbe derivare da sentimenti inconsci di impotenza e svalutazione, o da un profondo vuoto interno ed una profonda depressione.
A muovere lo stupratore sono -inoltre e spesso -la pretesa di essere come Dio, il Sé grandioso, (ricordiamo le citazioni di Keanu Reeves che il netturbino scriveva sui social, la somiglianza che affermava di avere con il noto attore, il look molto curato e ispirato a il Corvo) la mancanza di empatia, ossia le principali caratteristiche del narcisismo.
Un narcisista manipolatore non potrà “mai “ essere rieducato. Tanto più un soggetto è patologico, tanto più la sua struttura è rigida. Non cambia.
Bisogna quindi diffidare- recusa -la bardellino-del narcisista e da ogni soggetto patologico (stalker, violentatore, femminicida), cresciuto oltretutto con modelli sbagliati”.
Secondo la criminologa serve una linea durissima nei confronti di questi soggetti irrecuperabili.
Molti autori di violenza, come l’operatore ecologico romano (ammesso sempre sia confermato il quadro accusatorio) agiscono lucidamente, freddamente, secondo ‘natura’.
“Leggi adeguate ed una giustizia più dura possono frenare la voglia di chi pensa di commettere l’ennesimo femminicidio credendo di cavarsela con una condanna ridicola. Il primario obiettivo resta comunque– conclude Bardellino– aiutare le donne a captare le situazioni di pericolo, ad agire e difendersi, prima che sia troppo tardi. Non si può fare un identikit univoco, purtroppo dell’uomo violento. Chiunque può risultare potenzialmente pericoloso. Il più delle volte, si tratta di incensurati, insospettabili, persone assolutamente normali e apparentemente affidabili, proprio come Ubaldo Manuali, ma i campanelli di allarme ci sono sempre, bisogna stare in guardia perché non esistono più distinzioni così nette tra persone patologiche e sane. Il male può colpire ovunque e chiunque” .