Soriano nel Cimino – Elisabetta Bacchio tace davanti al giudice. Il sicario: “30mila euro per uccidere il marito”

SORIANO NEL CIMINO – Elisabetta Bacchio, sospettata di essere la mente dell’omicidio del marito, Salvatore Bramucci, è comparsa ieri davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, assistita dal suo legale Giuliano Migliorati.

La vedova si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Secondo il gip Rita Cialoni, che ha accolto la richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dal pm Massimiliano Siddi, “si ritengono sussistenti gravi indizi di colpevolezza a suo carico”.

La sostanza dei riscontri emersi dalle investigazioni è condensata in 92 pagine dell’ordinanza applicativa della misura disposta a carico della 46enne, sottoscritta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo.

Per il gip Cialoni sussiste inoltre “il pericolo di reiterazione di analoghi reati”.

Il magistrato poi, relativamente al profilo criminale della donna, scrive: “Si osserva come l’indagata, pianificando e partecipando a tutte le fasi organizzative della efferata azione delittuosa, commessa ai danni del coniuge, ha evidenziato una assoluta spregiudicatezza e un rilevante spessore criminale, persistendo nel suo proposito nel corso dell’ampio lasso temporale in cui è stata svolta la pianificazione del premeditato omicidio sino al momento della sua esecuzione; delitto ragionevolmente connesso ad un intento vendicativo e oltre che predatorio”.

Inoltre, sulla base degli esiti investigativi, per il gip la vedova è anche socialmente pericolosa: “Si stima assolutamente di grado particolarmente elevato la sua pericolosità sociale, anche in ragione degli acclarati legami con gli ambienti della criminalità romana”. Pertanto il magistrato ritiene più che adeguata la misura disposta nei suoi riguardi.

“Appare evidente – spiega – che la misura cautelare della custodia in carcere, per l’assoluta assenza di freni inibitori palesata dall’indagata, sia l’unica in grado di salvaguardare le pregnanti esigenze cautelari segnalate, dovendosi ritenere, ogni altra misura, assolutamente insufficiente in ottica preventiva, ivi compresa quella degli arresti domiciliari con strumenti di controllo, avendo l’indagata estrinsecato la sua partecipazione al delitto proprio avvalendosi di terze persone e quindi senza esporsi in prima persona”.

“Il dottore costa 30mila euro”. Dicevano la moglie di Bramucci riferendosi al delitto e al suo esecutore. La vittima e la moglie avrebbero vissuto da separati in casa e lei lo avrebbe ucciso perché lui voleva andarsene alle Canarie lasciandola senza un soldo. A tradire il movente economico e la grave crisi coniugale della coppia, che avrebbe spinto le sorelle diaboliche a ordire un piano per ucciderlo, è stato uno dei sicari in carcere.

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