ROMA – La giornata a Roma dal Santo Padre con i 600 bambini della nostra Diocesi si è conclusa con la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro.
Un momento intimo e gioioso, quello di ieri, dove il nostro Vescovo Orazio Francesco ha tenuto ai bambini una breve catechesi sul Credo e sulla professione di fede che trova nella figura di Pietro la massima espressione di amore e passione.
“Dopo aver incontrato Francesco, siamo venuti da Pietro, per ricevere da lui forza e ispirazione” ha commentato il Vescovo salutando i bambini al termine della celebrazione.
“Mai avere paura – ha sottolineato il Vescovo – anche quando la chiesa, le nostre comunità e la nostra vita sono messe alla prova, perché con noi c’è sempre il Signore che ci sostiene e ci protegge”.
Presenti alla messa anche molti sacerdoti e parroci della diocesi, religiosi e suore con tanti educatori e genitori accompagnatori.
Una giornata curata nei minimi particolari da VITERBO GIOVANI servizio diocesano di pastorale giovanile e dai sacerdoti responsabili che ha permesso a tutti di vivere una giornata all’insegna della serenità e della gioia con il Santo Padre e la nostra Chiesa locale.
Il rientro a Viterbo con il treno messo a disposizione gratuitamente da Trenitalia per la nostra diocesi e per le altre diocesi italiane che hanno preso parte all’importante incontro con il Santo Padre.
“I bambini incontrano il Papa”. Ieri pomeriggio in Vaticano Papa Francesco ha incontrato 7000 bambini provenienti da 84 Paesi. Qualche ora di festa, insieme, per condividere con il Pontefice “speranze e preoccupazioni per il futuro” dei giovanissimi. Francesco fa un discorso e risponde ad alcune domande dei piccoli. Disponibile e sorridente in Aula Paolo VI, nonostante oggi abbia detto di non sentirsi troppo in forma.
Cinque bambini in particolare salutano il Papa. Sono Pamela 7 anni che viene dalla Siria; Seraphim 7 anni dall’Ucraina; Alessio 10 anni dal Benin in Africa; Alejandro 7 anni dal Guatemala; Tomas 9 anni dall’ Australia. Poi, dopo canti e balli, 14 bambini dei 5 continenti rivolgono alcune domande al Papa. “Bello mondo, sei casa nostra e noi avremo cura di te”, cantano i bambini accompagnati da strumenti musicali.
L’incontro è accompagnato dalla pubblicazione de “L’Enciclica dei bambini”, libro scritto a quattro mani da Padre Enzo Fortunato e Aldo Cagnoli, con la prefazione del Santo Padre che scrive: “Cari bambini, vi abbraccio, e sappiate che il vostro Papa e ‘nonno’ farà di tutto perché possiate vivere in un mondo più bello e buono”.
“Il tema del nostro incontro è “Impariamo dai bambini e dalle bambine”. Si può imparare o no da voi? Sì, certo, eppure è così: c’è bisogno di imparare da voi. Io sono sempre felice quando vi incontro, perché mi insegnate ogni volta qualcosa di nuovo. Ad esempio, mi ricordate come è bella la vita nella sua semplicità, e come è bello stare insieme, Due doni grandi di Dio!”, dice il Pontefice nell’incipit del suo discorso ai piccoli.
“La vita è un dono stupendo!”, gridano i bambini con Papa Francesco.
“E infatti siete venuti qui da tutto il mondo, proprio come tanti fratelli che si incontrano in una grande casa. È la grande casa che ci ha donato Gesù. Vorrei poter accogliere così tutti voi, uno per uno, ma siete in tanti, e allora mi rivolgo a tutti insieme, la vostra età è meravigliosa. Pensiamo a tanti bambini che stanno soffrendo, per la fame, la guerra, la povertà, voi sapete che c’è gente cattiva, che fa la guerra, voi volete aiutare? Cari bambini, la vostra presenza qui è un segno che arriva dritto al cuore di tutti noi adulti”, continua il Papa nel suo discorso.
Poi il Pontefice passa subito alle domande dei piccoli. Un vero e proprio dialogo tra i bambini di tutto il mondo e il Pontefice. “Possiamo salvare la Terra?”, chiede una bambina di 9 anni. “Si perché voi siete semplici e capite che distruggere la Terra è distruggere noi. La Terra ci dà ossigeno, acqua, tutto”, risponde il Papa.
E ancora una dodicenne, Raina, che viene dalla Palestina, chiede al Papa se tornerà mai più la pace. “La guerra è già scoppiata in tutto il mondo, è nel Sud dell’Africa, nel Congo, nel Mozambico…Noi stiamo vivendo una guerra brutta, la guerra ci toglie la pace, lavorare per la pace, diciamolo insieme a bassa voce, lavoriamo per la pace”, questa è la risposta di Francesco.
Poi Massimo, dieci anni, italiano che viene da Roma, chiede al Papa cosa sogna la notte. “Io non so cosa sogno perché dormo, alcune volte mi viene qualche sogno di quando ero giovane o bambino, ma la maggior parte dormo, ma sognare è bello”, risponde divertito il Papa.
Poi c’è Ivan dall’Ucraina, che domanda a Francesco come fare la pace. “Una domanda difficile, la guerra si fa con l’odio, con la vendetta, la sua terra è in guerra, pensiamo in silenzio come si fa la pace. Non c’è un metodo per imparare a fare la pace, c’è un gesto, la mano si fa con la mano tesa, sempre cercando di coinvolgere le altre persone, salutando gli amici, ricevendo tutti a casa”, dice forte Papa Francesco.
Poi una bambina dal Vietnam chiede perché i grandi dovrebbero ascoltare i bambini. “Voi dovete dire le cose come le vedete, la vostra voce è necessaria, la voce dei bambini è necessaria”, risponde così il Papa chiamando i piccoli “messaggeri di pace”.
Un bambino della Siria chiede perché vengano i bambini durante la guerra e perché nessuno li difenda. “Questo fa vedere la cattiveria della guerra, questa è una crudeltà, adesso vi farò una proposta, facciamo un piccolo momento di silenzio pensando a tanti bambini uccisi, è brutto, un’ingiustizia…”, dice rattristato il Papa.
“Chi sono i tuoi amici?”, le chiede una piccola dal Perù. “I miei amici sono quelli che vivono con me a casa, poi ho qualche Cardinale amico pure, io ho la grazia di avere amici, perché la persona che non ha amici è una persona triste”, confida il Pontefice.
“La cosa più importante della tua vita?”, reclama un altro. “Anche questo incontro con voi è importante, pensiamo sempre ai momenti più felici della vita”, la risposta puntuale del Papa. “Mi arrabbio, ma non mordo, quando sono arrabbiato prima di rispondere bevo un bicchiere di acqua”, dice Papa Francesco rispondendo ad un’altra domanda sulla rabbia.
Poi la domanda sul cambiamento climatico. “Fa così caldo ancora perché le persone non custodiscono il Creato, la Natura e questa si ribella. Non sporchiamo la natura. Sono molto preoccupato perché pensate che al polo Nord i ghiacci sono sciolti, pensate che i mari stanno salendo, pensate che la fauna e i pesci nel mare sono rovinati perché buttiamo tante cose al mare, tutti noi dobbiamo essere preoccupati per la natura”, ribadisce il Papa.
L’ultima domanda è su come passa la giornata Papa Francesco. “Io lavoro, c’è tanto lavoro qui, sistemo le cose, penso a come andare avanti, io mi alzo presto, prego e lavoro, il lavoro è una cosa bella, perché chi non lavora non è una persona buona, lavorare è salute”, confida il Papa.
“Abbiamo parlato di tante cose belle, ma la cosa più bella è la pace. Diamoci la mano l’un l’altro e ci salutiamo”. E così i bambini si uniscono mano nella mano con Papa Francesco. Così un forte segnale e abbraccio di pace per il mondo intero.
Dietro a questo evento una specifica organizzazione. I giovanissimi sono giunti a San Pietro a bordo di 63 bus speciali di cui 30 di Busitalia e 8 treni straordinari messi a disposizione dal Gruppo FS Italiane. L’incontro è patrocinato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e organizzato in sinergia con Comunità di Sant’Egidio, Cooperativa Auxilium, Trenitalia e Busitalia (società del Gruppo FS Italiane), Uffici Scolastici Regionali e con il sostegno del mondo francescano, della Fondazione PerugiAssisi e della Federazione Italiana Giuoco Calcio.