Educazione emotiva, Schiralli: “Urgente necessità di portare l’empatia nelle scuole”

VITERBO – L’11 gennaio la Camera dei Deputati ha approvato, praticamente all’unanimità (340 voti favorevoli, nessun contrario), la proposta di Legge n. 2782 dal titolo “Disposizioni in materia di insegnamento sperimentale dell’educazione all’intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado”, volta a introdurre le competenze non cognitive a scuola e valorizzare le competenze emotive nei programmi didattici. Rimasta ferma in Senato, la riforma introdurrà una piccola rivoluzione nel settore educativo con l’avvio di una sperimentazione volontaria nazionale per l’inserimento di attività finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive e ad “imparare l’empatia” con un’attività di formazione dei docenti.

Rosanna Schiralli,  psicologa e psicoterapeuta viterbese si occupa da molti anni di clinica e terapia del disagio degli adulti, dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie.  Formatrice e direttore scientifico del Festival Nazionale dell’Educazione, nel 2004 ha vinto, a livello nazionale, il premio Ukmar per la letteratura scientifica in neuropsichiatria infantile. Ha pubblicato per diverse case editrici numerosi testi e manuali di psicologia per genitori e insegnanti. Da marzo 2012 è presidente dell’Associazione no profit Emotional Training Center e con lo psicologo e psicoterapeuta Ulisse Mariani si occupa della Didattica delle Emozioni®️, portando in diversi paesi europei il metodo dell’educazione emotiva, insieme hanno collaborato proprio alla stesura della legge.

L’atroce morte di Giulia sottolinea ancora di più l’urgenza di un’educazione emotiva, l’unica che insegna a costruire l’empatia e unica medicina contro ogni forma di aggressione, ma anche fattore di prevenzione del disagio, soprattutto da dipendenza, e promozione del benessere. Proprio dopo i recenti e tristissimi fatti di cronaca si sta parlando di educazione affettiva, ma lo si sta facendo in maniera fuorviante. Infatti non è sufficiente la mera informazione, con incontri  su rispetto, sessualità e sentimenti. Un cervello non abituato a sostenere le frustrazioni non è in grado di controllare l’impulso. Occorre un vero e proprio piano formativo e strutturale sin dalla più tenera età che aiuti bambini e giovani a non rimanere prigionieri della pulsione (che vuole l’ appagamento immediato), quando non si ha tutto e subito. Sin da piccoli bisogna lavorare per sviluppare la capacità di trasformare la pulsione in emozioni. Le emozioni infatti sono più gestibili e modulabili. L’educazione emotiva allena inoltre i neuroni specchio, neuroni alla base dell’empatia e fa sì che bambini e adolescenti possono sviluppare la competenza di mettersi nei panni dell’Altro, sentendo quello che l’Altro sente. In questo modo, cioè sentendo l’Altro, io posso controllare la mia aggressività, valutando gli effetti di quello che dico e faccio all’Altro. Considerato che il cervello umano finisce di formarsi a 22 anni, il tempo per intervenire c’è. Il metodo della Didattica delle Emozioni ®️ ha evidenze scientifiche sperimentate. È necessario quindi nella scuola un lavoro strutturato e su basi scientifiche, non semplici incontri informativi su affettività o sessualità  (che già si fanno tra l’altro in tutte le scuole) come proposto ora dal governo“. (LEGGI TUTTO).

B.F.

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