Invasione del fotovoltaico ed eolico, la Tuscia è “spacciata”

Dal Molise il consigliere De Risio avverte: “Attenzione all’effetto outlet”. Subito coordinamento Nazionale contro il fotovoltaico selvaggio nel viterbese

di Cristina Volpe Rinonapoli

Fotovoltaico e Tuscia, la vicenda domina sempre più il dibattito politico, e scuote l’opinione pubblica, da un lato la transizione energetica che si deve compiere, dall’altro l’effetto saturazione che la Tuscia ha raggiunto, tale da imporre uno stop da parte dello stesso governatore della Regione LazioFrancesco Rocca, che la scorsa primavera, con una delibera di giunta, ha messo i puntini sulle i, dichiarando che la provincia di Viterbo avendo raggiunto già 78,08 per cento dell’energia da fonti rinnovabili, deve fermarsi.

E così è notizia di non pochi giorni fa, che a Montalto di Castro, un’azienda interessata all’installazione di un impianto eolico costituito da quattro aerogeneratori da 150 metri di altezza ciascuno, ha presentato ricorso al Tar per chiedere la sospensione della delibera regionale:

“Bene ha fatto la Provincia di Viterbo che si è costituita in giudizio, così come la Regione Lazio ed il Comune di Manciano, tutelando l’aspetto ambientale e turistico di questa parte di territorio- annuncia tramite, i canali social, il coordinatore del fotovoltaico in Tuscia Sergio Caci, che non manca di precisare-Non si sono invece costituiti la Regione Toscana ed il Comune di Montalto di Castro. Comunque, il Tar Lazio mercoledì scorso ha accolto tutte le osservazioni avanzate dalla provincia di Viterbo e dagli altri, ed ha respinto la richiesta di sospensione della delibera regionale presentata dalla società.” Conclude Caci.

Ed il presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, incassa la vittoria:

“Abbiamo fatto valere le nostre ragioni sui banchi del Tar e siamo riusciti a impedire che in un’area dalla forte vocazione agricola, venisse realizzato- da una società privata- un impianto eolico altamente invasivo”

Sembra di stare di fronte ad una prima vittoria, ad una luce in fondo al tunnel, perché sin ora, fra conferenza dei servizi, normativa nazionale e regionale, la Tuscia non ha conosciuto battute d’arresto in termini di istallazioni “green”. Una situazione pirandelliana da uno “uno nessuno e centomila” della serie: sono tutti responsabili e nessuno lo è.

Aerogeneratori, parchi eolici, il lessico fuorviante, e probabilmente non si ci accorge di produrre veri e propri ossimori semantici:

Parco sì, ma eolico, un parco è verde! con le pale e con i panelli non è un parco, ma un’area industriale”.

Fabio De Risio

E chi ce le dice queste cose? Fabio De Risio, medico, classe 73’ molisano di nascita e consigliere comunale del suo comune Montenero di Bisaccia, rispetto a questo tema, può raccontare tanto perché qui le pale eoliche, da decenni, hanno di fatto già saccheggiato il paesaggio, e potrebbe essere un monito per tutte le altre Regioni che si apprestano solo ora, lanciandosi nel business.

Lo abbiamo incontrato, ha lo sguardo di chi questa storia la conosce bene e l’ha vissuta sulla propria pelle, o meglio sul proprio territorio. Fabio De Risio, che di sé stesso racconta:

Sono un medico non ho mai avuto tessere di partito, mi sono candidato sindaco alle scorse elezioni nello schieramento del centro sinistra, abbiamo perso, ed ora continuo la mia battaglia contro il green selvaggio dai banchi dell’opposizione”.

Ed è anche una questione anche di lessico, perché proprio durante una delle sedute del Consiglio comunale, De Risio fa presente dei concetti, siamo nel marzo 2023:

Finalmente abbiamo saputo che il Comune di Montenero di Bisaccia dopo anni è favorevole all’istallazione di pale eoliche, questo è un fatto! Quello che mi sconvolge non è tanto quello che dice ma quello che non dice, e cercherò io di spiegarvi quello di cui stiamo parlando. Nel libro “Controvento, petroliere del vento”, che consiglio di leggere, si documenta come nel Sud Italia, di pale eoliche, ne siano state disseminate più di 5 mila, deturpando i paesaggi, in nome della green economy, pale eoliche che hanno generato profitti immensi, a causa degli incentivi più generosi del mondo, tanto che il Ministro Tremonti, all’ epoca Ministro del Tesoro diceva: il business dell’eolico, uno degli affari di corruzione più grandi!”

Fabio De Risio lei, ci parla, e lo afferma anche nelle sedute del consiglio del suo Comune, che nel sud le pale eoliche hanno generato profitti immensi, cosa intende dire nello specifico?

“Glielo spiego citando alcuni casi che sono stati i più eclatanti, anche a livello mediatico. In Puglia Gianluigi Parrotto, viene condannato per truffa per la progettazione di mini pale eoliche due anni di carcere.

In Calabria Giuseppe Evalto, di Pizzo, viene condannato ad 11 anni di carcere per un procedimento che si chiama “via con vento”. In Basilicata, Antonio Giuzio, il funzionario dell’ex genio civile di Melfi viene arrestato e dichiara “ho preso tangenti sulle pale eoliche”. A Palermo, dopo diversi gradi di giudizio, viene richiesta una condanna a dieci anni e 18 mesi per Vito Nicastri, definito il re dell’eolico, che pare finanziò la latitanza di Matteo Messina Denaro, infine le intercettazioni di Matteo Messina Denaro in carcere: ”a me dispiace dirlo questo signore Matteo Messina Denaro che fa i “pali eolici” se li potrebbe mettere nel…” questo lo dice Totò Riina”

De Risio, parliamo di Tuscia una zona martorizzata in nome e per conto della green economy, dei finanziamenti del Pnrr, incentivi che piombano, lei da veterano, che sta in una regione che questa vicenda l’ha vissuta prima, cosa può dirci?

Tutti questi progetti in realtà nessuno li vuole fermare, nel mio territorio, ma la questione appartiene anche ad altre regioni compresa, la Tuscia, il Lazio. Le ditte che si occupano di fotovoltaico, nelle loro osservazioni, affermano “ […]In merito alla presenza di tratturi e chiese, nei pressi degli elementi costituenti, si specifica che gli aerogeneratori- non li chiamano pale eoliche ma aerogeneratori! Come nel caso di parchi eolici, li chiamano parchi, evocano la parola parco! – Sono sufficientemente distanti dalla rete trattuale, come dimostrabile dai foto inserimenti dai quali è possibile verificare la compatibilità del progetto rispetto al contesto paesaggistico […]” Dunque dalle relazioni e dalle foto, che hanno allegato, esiste, a loro avviso, una compatibilità, di pale alte 200 metri con il nostro paesaggio! Assurdo! ma nella relazione continuano” […] si può notare come gli aereogeneratori, si collochino infatti non in contrasto ma in coerenza con il paesaggio che è capace di accogliere tali opere.” Cioè nelle relazioni arriviamo a leggere che pale eoliche di 200 metri sono compatibili con i paesaggi! Non ho altro da dire.”

Dalla Tuscia al Molise, più meno l’iter è quello, l’ultima battuta di questa vicenda è però il presidente della provincia di Viterbo Alessandro Romoli, la Regione Lazio ed il Comune di Manciano che tentano di fermare il fotovoltaico selvaggio, come commenta, rispetto alla sua regione il Molise, e alla sua esperienza: la Tuscia si può ancora salvare?

Ottima questa notizia, ma non sono molto fiducioso, le dinamiche sono le stesse, chi c’è arrivato prima e chi dopo, sicuramente se vede nelle mappe, ci sono regioni che sono maggiormente tutelate, come il Trentino, che avendo saputo conservare la propria produzione agricola e vitivinicola, non viene aggredito, ed altre, il sud in special modo, ed ora anche la Tuscia, che avendo puntato poco e niente sulla propria agricoltura, ed essendo debole dal punto di vista sociale, quindi poca offerta di lavoro, pochi incentivi all’economia agricola viene di fatto deturpata. Sono territori aggrediti, inoltre per portare l’energia prodotta altrove. Il piccolo proprietario terriero svende, e non si arricchisce, gli abitanti non hanno di fatto un tornaconto né economico né occupazionale, si svende e si sacrifica il proprio territorio per altri più ricchi, che al contrario si conservano a livello paesaggistico, artistico ed agricolo”

E persone come Alessandro Romoli? Francesco Rocca, almeno ci provano, sono dei pochi esempi in Italia?

Sicuramente! Ma attenzione a quello che chiamo “effetto outlet”. Come strategia si chiedono 10 permessi sapendo che non si otterranno. Mi spiego meglio: ne chiedo 10, ne casso 6, per tutelare quei 4 che dall’inizio dovevano andare a meta e tengo buona l’opinione pubblica. Una strategia che alla lunga paga. Si continua ad istallare mangiando ettari ed ettari e violentando paesaggi, senza scuotere troppo appunto l’opinione pubblica, che in qualche modo è ingannata da questa strategia. Vincente sin ora.”

Molise, Sardegna, Alto Lazio, qual è guardando pure alle regioni come la sua, il monito? Fermarsi in tempo?

“È arrivato il momento di un coordinamento nazionale, il sud è dimostrato, ha fatto un business con volti noti della mafia, della malavita, con un giro di denaro incredibile, le altre regioni? Non faranno una fine diversa, se non ci si attiva. Creiamo un coordinamento nazionale e cerchiamo di tutelare noi stessi e le nostre terre. Fermiamoli”

E veramente la Tuscia che sembra fare i conti con una storia già scritta, potrebbe coordinarsi e riscrivere il finale. Un coordinamento nazionale che metta sul piatto gli errori già fatti e li eviti ad altre regioni, la Tuscia al momento vista con gli occhi di uno come De Risio è spacciata, e chissà quali volti noti della malavita e di chi i soldi li controlla da sempre, infilandosi in ogni business, leggeremo fra un decennio. Ma non bisogna mai scoraggiarsi e dare tutto per scontato. Se ci si coordina forse ci si riesce. Il Molise avverte, la Tuscia reagisce. Ma bisogna agire ed in fretta!