I genitori del ragazzo: “Questo processo non è stato fatto invano”
TARQUINIA – Assolti per insufficienza di prove i due medici del Bambino Gesù accusati di omicidio colposo.
Si chiude così il lungo processo legato alla morte del giovane Edoardo Costa, il ragazzo di Tarquinia deceduto il 26 aprile del 2016, a soli 18 anni, a seguito di una fibrillazione ventricolare che lo colse in maniera fatale mentre si trovava ancora nel letto, poco prima di alzarsi per andare a scuola.
Il pm aveva chiesto l’assoluzione in formula piena. Si attende ora di conoscere le motivazioni (entro il 13 gennaio) legate alla sentenza del giudice del tribunale di Civitavecchia.
«Questo processo non è stato fatto invano – le poche parole di mamma Cristina e papà Carmelo, rappresentati dall’avvocato Jacopo Macrì dello studio Perroni e associati – Abbiamo preso atto che non siano stati assolti in formula piena».
I due medici sono stati assolti alla luce del comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale che prevede l’assoluzione quando di fatto manca, è insufficiente o è contradditoria la prova. La tragedia che ha toccato la famiglia Costa, come si ricorderà, ha scosso l’intero territorio per diversi aspetti. Il giovane era stato preso in cura dai medici per un’aritmia, poi la cura venne sospesa pochi mesi prima del decesso del ragazzo. Al centro dell’attenzione, durante le fasi processuali, anche la presunta scomparsa del reperto principale, ovvero il cuore di Edoardo, subito dopo l’esame autoptico, che di fatto avrebbe impedito eventuali ulteriori verifiche.