Montefiascone – Polemiche alla Cantina Sociale: “Costretti a lavorare nell’azienda privata di Trapè ma pagati dalla Cooperativa”

Il direttore e presidente della Cooperativa che gestisce l’antica cantina vitivinicola falisca al centro di feroci polemiche tra gli ex lavoratori

MONTEFIASCONE – “Un padre padrone“. “Fa e disfa a proprio piacimento“. “Costretti a timbrare il cartellino in Cantina per poi essere trasferiti nell’azienda del figlio per fare lavori di ogni genere“.

Queste le accuse da parte di ex dipendenti ed è quanto sta emergendo in questi giorni a carico del direttore della Coop Cantina Sociale di Montefiascone ed ex sindaco Mario Trapè.

Accuse gravi mosse da chi ha deciso di raccontare ciò che in paese probabilmente sanno tutto o quasi e che se confermate potrebbero mettere la parola fine su una gestione ultratrentennale dell’ente sociale falisco. Tutto nasce con la vertenza fatta da una dipendente “cacciata” perché non sottostava a presunte vessazioni sul posto di lavoro a vantaggio di una nuova assunta molto avvenente e che ha fatto velocemente carriera rispetto a tutti gli altri (soprattutto in busta paga).

Mario Trapè

Nuova assunta che l’ex sindaco democristiano (oggi nelle fila del Partito democratico) sembra avere molto (ma molto) a cuore. Da operaio agricolo, oggi, di fatto, fa l’autista, la segretaria e la tutto fare del “vecchio” direttore della Cantina.

I malumori portati alla luce da questa ex dipendente, che probabilmente dovrà essere riassunta attraverso la vertenza pendente in tribunale, ha aperto ad uno sfogo generale tra gli attuali dipendenti stufi e consapevoli che le sorti della Cantina, gestita così, sia a rischio.

Sono arrivate tante chiamate. Tante che ci hanno spinto a tornare sul Colle per ascoltare cosa avevano da raccontarci. Da chi si lamentava dell’assunzione del figlio della domestica del direttore Trapé ai due operai fissi (ma a turno è capitato un po’ a tutti) che, dopo aver timbrato il cartellino, vengono mandati nell’azienda (di proprietà del figlio) per fare lavori di ogni tipo. Legatura della vigna, potatura, muratura. Insomma: di tutto e di più.

Qualcuno sostiene che anche un tubo dell’acqua del pozzo (senza manopola per evitare dispetti e chiusure inaspettate verificatesi con frequenza) porti l’acqua nell’abitazione privata dell’ex sindaco del partito democratico. Acqua di pozzo. “Acqua di proprietà della Cantina Sociale e non certo del direttore. Ho visto con i miei occhi quando portarono i tubi del gas verso il nuovo nucleo abitato stendere quello dell’acqua” ci racconta un testimone.

La Cantina Sociale di Montefiascone è stata fondata nel 1956 ed ha vissuto momenti di grande sviluppo e notorietà nel corso di vari decenni. Vino innovativo fu il San Flaviano (oggi decaduto) ma le produzioni di bianco sono finite, per un periodo di tempo, nel menù di bordo di Alitalia e addirittura sugli altari del Vaticano durante le celebrazioni religiose. Eccellenti enologi sono transitati da quelle parti. Uno su tutti il maestro dei maestri Cotarella.

Poi un declino costante e inarrestabile con una produzione di vino sempre più bassa e sulla discutibile qualità dei prodotti.

In compenso l’azienda agricola della famiglia dell’ex sindaco (sostengono i suoi operai), grazie anche alla manodopera pagata dalla Cantina Sociale, sembra essere diventata assai fiorente.

Una domanda semplice i montefiasconesi si stanno ponendo: l’azienda dell’ex sindaco Mario Trapé da quanti operai messi in regola è composta?

Domanda semplice con risposta altrettanto semplice.

Sono solo maldicenze e mal di pancia di chi non si trova più bene sul posto di lavoro e si sente scavalcato o perché sono stufi di questo malcostume consolidato nel tempo?

Sarebbe interessante conoscere le risposte che comunque cercheremo nei prossimi giorni dal diretto interessato che ha il diritto di replicare ad accuse molto gravi e mosse dai suoi dipendenti o ex dipendenti.

Per essere al passo con i tempi si dovrebbe riorganizzare tutto il consiglio d’amministrazione dove, al momento, basta un panettone da tre euro e la paghetta dell’uva conferita in cooperativa per tenere tutti buoni e felici. Come si potrà uscire da questa situazione se la “legge del saettone” ancora prevale sul buon senso? A saperlo…

Contatta la redazione