VITERBO – “Riscoprendo il nostro passato proietteremo Viterbo nel futuro”, con queste parole l’assessore alla Cultura Alfonso Antoniozzi aveva perfettamente indentificato le immense possibilità date dal progetto Oltre la Pietra, recentemente presentato da ArcheoAres e del quale torna a parlare un po’ più nel dettaglio il socio fondatore della società Gianpaolo Serone.
L’interessante iniziativa, promossa dal Comune e supportata dalle tecnologie del DigiLab dell’Università La Sapienza di Roma, ha già cominciato a svelare importanti tracce del passato di Viterbo, digitalizzando e ricostruendo dettagliatamente in 3D alcuni degli edifici storici più noti del capoluogo della Tuscia, come la Cattedrale di San Lorenzo e il Palazzo dei Papi.
Il progetto, come specifica tuttavia l’archeologo e storico Serone, non vuole fermarsi qui. “Quest’anno con Oltre la Pietra vogliamo occuparci di riportare alla luce la storia di uno degli edifici più famosi, ma anche meno noti della città di Viterbo – dichiara il socio fondatore di ArcheoAres – Mi riferisco al Palazzo di Federico II”.
I resti del suddetto edificio sono oggi osservabili percorrendo viale Raniero Capocci. Nei pressi di Porta della Verità, infatti, sono presenti ancora delle rovine, all’altezza di Poggio del Tignoso. “E’ in questo luogo che l’imperatore scelse di edificare il palazzo per consolidare il suo controllo sulla città di Viterbo – prosegue Serone – un edificio che doveva sorgere a cavallo delle mura, in parte all’esterno e in parte all’interno, fungendo probabilmente anche da struttura difensiva”.
“La nostra idea è quella di focalizzarci su questi resti – continua – con lo scopo di studiare il complesso del palazzo imperiale, cercare di comprendere come questo si sviluppava e ricordare come Viterbo non sia stata solo un’importantissima città papale, ma anche un centro di potere imperiale”.
Così facendo, come poi argomenta Serone, sarà possibile collegare virtualmente e fisicamente i centri di potere del capoluogo. “Dal Palazzo dei Papi, i turisti potrebbero percorrere le vie principali di Viterbo, raggiungendo prima Palazzo dei Priori e poi proseguire attraversando il Corso fino al Palazzo di Federico II – approfondisce lo storico – Inoltre, il palazzo imperiale sorgeva in parte dove oggi possiamo osservare ancora il monastero di Santa Rosa”.
Quello che Gianpaolo Serone ci lascia immaginare è un racconto attraverso la storia di Viterbo, nei suoi periodi di massimo splendore, che permetta al flusso turistico di scoprire tutta la città, con un potenziale tornaconto economico per le casse di tutte le attività del centro storico. Museo Albornoz, Museo Civico, quartieri medievali, chiese e ogni altro sito di rilevanza turistica potrà essere esplorato e scoperto più facilmente, creando un vero e proprio flusso “sanguigno” che scorra in tutte le vene del capoluogo, facendola tornare a respirare e vivere.
“Perseguendo questo obiettivo – continua – potremmo inoltre inserire Viterbo nell’illustre rete delle Città Federiciane, che coinvolge molti luoghi non solo in Italia, ma in tutta Europa, attingendo a un importante bacino di turisti interessati a questo genere di cose e che coinvolge molti Stati”.
Il grande sogno di proiettare Viterbo verso il futuro, riscoprendone e mettendone in mostra il suo grande passato, sembra più che mai vivo e fattibile, anche nel breve periodo. Magari, trasformando il capoluogo in un vero e proprio “Stupor mundi”.