ACQUAPENDENTE – Riceviamo e pubblichiamo: I consiglieri Brenci e Sarti invitano i residenti dell’Alto Lazio a vedere un bel film. Ecco la trama: dei Vigili urbani comminano delle multe fuori dall’istituto Leonardo Da Vinci a giovani che lo frequentano. Beninteso: nulla da dire, fanno il loro dovere, perché altrimenti si tratterebbe d’omissione di atti d’ufficio.
Il livre de chevet dei vigili non è Cuore, di Edmondo de Amicis, bensì il più prosaico Codice della Strada, tant’è che da qui li salutiamo e – perché no? – li omaggiamo. Andiamo, dunque, a cercare il problema e le sue radici in altra sede vedendo, nell’ordine:
a) nel mondo bucolico della decrescita felice abitato dagli amici contiani del PD non esistono le auto, e quindi si va a piedi ovunque. C’è spazio per lo Scuolabus?
Sì, ma ci sarebbe uno spazio ancor maggiore se lo Scuolabus si alimentasse di foglie anziché di gasolio, benzina o altri prodotti simili. Purtroppo, l’energia qualcuno la deve produrre e gli aotobus e le auto hanno una cosa in comune: non brucano l’erba. Morale della favola: le auto esistono, ma l’ideologia impone di ignorarle, se non esistono (dicevamo) le auto, non esiste il problema;
b) i ragazzi che vanno a scuola subiscono multe giuste secondo la legge (ci mancherebbe) ma “ingiuste “perché non c’è parcheggio in prossimità dell’Istituto Omnicomprensivo “Leonardo Da Vinci”. Non sono i vigili a costruire i parcheggi, ma il Sindaco, e quindi al Sindaco risaliamo. Come vittime troviamo gli studenti, obbligati, con i propri mezzi, a sostare lungo la via della struttura per tutta la durata delle lezioni. Ragazzi costretti ad agire in questo modo a causa di una forza maggiore: l’edificazione della palestra della scuola. Un edificio in via di costruzione (il cui completamento risulta essere fissato nell’Ottobre del 2026), eretto per supplire alle mancanze della Palestra, coi ragazzi costretti ad andare al Palazzetto dello sport.
Una sanzione che i genitori dei ragazzi o, questi ultimi, si ritrovano costretti a dover pagare.
Cittadini vincolati a dover erogare lo stipendio ad un’amministrazione che aveva l’onere di aiutare e invece li danneggia. È facile comminare limitarsi a infliggere delle multe, ma sembra estremamente complesso comprendere che le conseguenze dell’atto compiuto sono dannose.
Così facendo abbiamo messo a rischio gli studenti dell’Istituto Da Vinci, giovani costretti, quotidianamente, ad affrontare la salita di Via Giosuè Carducci, una strada che non garantisce, per tutta la sua lunghezza, dei marciapiedi. Un percorso caratterizzato da sterpaglie e pessima manutenzione.
Dovremmo sempre tenere a mente che le brillanti menti che studiano nel Da Vinci sono il futuro del nostro Paese, i figli di cui tutti dobbiamo prenderci cura.
Chiediamo al Sindaco una risoluzione urgente della questione invitando temporaneamente fino alla fine dei lavori della palestra l’amministrazione a far sì che l’area possa essere usata per parcheggiare in fila senza incorrere in sanzioni, d’altronde, non sembra che la strada sia così trafficata da creare problemi, piuttosto arieggia cupamente come un modo per far cassa sulle spalle delle famiglie.
c) e se facessimo un parcheggio? Qui, il problema riguarda il verbo “fare” con tutte le sue declinazioni: “fare” contrasta con la decrescita felice, contrasta con l’impossibilità di “fare” le cose in casa. D’altronde, perché farle se possiamo affidarci a cooperative, ad agenzie esterne, ad aziende di note costellazioni di provata efficienza? Prima importiamo tutto dall’esterno, poi anziché incoraggiare i ragazzi ad andare nelle scuole (di ogni ordine e grado) li scoraggiamo. Perché non dimettersi e indire nuove elezioni?