L’agricoltura il valore aggiunto, maglia nera per l’export
VITERBO– Oggi pomeriggio, nella sala regia del Palazzo dei Priori, incontro organizzato dal Gruppo Intesa Sanpaolo per parlare di “Nuovi scenari macro-economici. Strategie ed opportunità per l’economia viterbese”.
Ad aprire l’incontro sarà la sindaca Chiara Frontini. Seguiranno poi gli interventi per Intesa Sanpaolo di Giovanni Foresti e Rosa Maria Vitulano, entrambi economisti della Direzione Studi e Ricerche, Roberto Gabrielli (foto sopra), responsabile della Direzione regionale Lazio e Abruzzo e Paolo Musso, direttore commerciale imprese Lazio e Abruzzo. Presenti sul palco anche Fabio Martinelli, presidente del CdA della Dimar Group SpA, Andrea Serinelli, socio della Eleonora Bonucci Srl e Augusto Ciarrocchi, presidente del CdA Ceramica Flaminia SpA. Modererà l’incontro il giornalista Evandro Ceccarelli.
L’economia del Lazio e del Viterbese a confronto
Le prospettive per il 2024 vedono una crescita poco brillante per il PIL globale, ma con prospettive di accelerazione nella seconda parte dell’anno. Le Banche Centrali inizieranno una fase di allentamento della politica monetaria, ma il rischio di mancare l’obiettivo di inflazione anche nel 2025 implica cautela e gradualità.
Nel Lazio, il peso del settore terziario sul valore aggiunto regionale è maggiore rispetto al dato italiano (83% vs. 72%), mentre nella provincia di Viterbo è del 75%, una percentuale più allineata alla media del Centro (77%) e a quella nazionale. La vocazione industriale del Lazio (peso del valore aggiunto dell’industria sul totale regionale) è del 15%, leggermente superiore quella di Viterbo (circa 17%). Il peso del valore aggiunto dell‘agricoltura nel Lazio è dell’1,1% (media italiana 2,2%), mentre nel Viterbese arriva a sfiorare l’8%.
Gli addetti nelle grandi imprese nel Lazio sono pari al 16% del totale (vs media italiana del 10%). Nella Tuscia le imprese con oltre 250 addetti sono praticamente assenti, mentre l’occupazione nelle micro-imprese (fino a 9 addetti) supera il 55% (vs. una media laziale del 46% e italiana del 48%).
La propensione all’export di Viterbo (export/valore aggiunto) è al 7%, circa la metà rispetto a quella del Lazio (17%) contro una media italiana del 37%. Tra i principali comparti per esportazioni nella provincia di Viterbo: materiali da costruzioni (27% del totale), segue industria alimentare (17%), abbigliamento e prodotti agricoli (entrambi 11% del totale). Dal 2008 ad oggi le esportazioni viterbesi sono cresciute del 44% (Italia + 70%) trainate soprattutto dall’agro-alimentare e dal sistema moda. Nei primi nove mesi del 2023 si sono incrementate del 4,3%, grazie ai progressi sui mercati esteri del settore agroalimentare, che è cresciuto del 22%, ma anche al sistema moda (+43%) che hanno più che compensato il calo dei materiali da costruzione (-9,6%).
L’economia della Tuscia presenta una forte specializzazione nella ceramica sanitaria: circa un quarto degli addetti del manifatturiero della provincia è occupato in questo settore. Ma non mancano anche altre specializzazioni, alcune ruotano attorno al sistema casa e alle costruzioni (prodotti in calcestruzzo, taglio e finitura di pietre, prodotti abrasivi…); tante altre nell’industria alimentare (produzione olio d’oliva, latticini e formaggi, prodotti da forno, industria conserviera, prodotti a base di carne…). Tra i comparti manifatturieri che hanno registrato un aumento dell’occupazione dal 2012 ad oggi, anche meccanica, elettrotecnica, chimica, elettronica, sistema moda (in particolare articoli in pelle).
Dai risultati di una survey interna di ISP sulle filiali del territorio, emerge un cauto ottimismo per il 2024. Gli investimenti saranno trainati non solo dagli incentivi fiscali (tra cui il PNRR) ma anche dall’introduzione di tecnologia e dal recupero di efficienza energetica.
Sul fronte della transizione green, bisognerà sostenere soprattutto le imprese più piccole nel delicato passaggio verso un’economia circolare.