Santa Marinella – Caso Laudati e dossieraggio, preparati a tavolino gli attacchi alla famiglia Quartieri

Articoli di giornale e “incidenti” dolosi hanno dato il via all’inchiesta che ha finito col travolgere un’intera città, nessuno escluso

SANTA MARINELLA – Le audizioni del procuratore della Direzione nazionale antimafia Giovanni Melillo e del procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone hanno chiarito (ma non troppo) la vicenda legata agli accessi abusivi nei server della Dna e delle forze di polizia (oltre a quelli d’Agenzia delle Entrate) da parte dell’ufficiale infedele della Guardia di Finanza Pasquale Striano e del magistrato Antonio Laudati.

Una cosa è certo, perché lo mette nero su bianco Cantone nell’invito a comparire inviata a Striano, la vicenda di Santa Marinella è stata architettata e pianificata da Antonio Laudati, giudice antimafia anch’esso indagato a Perugia.

L’indagine risale allo scorso 3 agosto scorso, nata a seguito di una denuncia querela da parte del ministro della Difesa Guido Crosetto rivolta ad alcuni giornalisti del Domani.

La vicenda coinvolge diversi personaggi, tra cui Piero, Sara, Simone e Maria Rosaria Vincenzi, nonché Maddalena Quartieri, moglie di Piero Vincenzi e sorella di Fabio Quartieri, gestore del rinomato ristorante vicino al castello di Santa Severa, Isola del Pescatore.

I Vincenzi fanno parte del gruppo che era interessato all’acquisto del convento dei frati che sorge nel cuore della Perla del Tirreno con l’intento di trasformarlo in residence di lusso.

Il luogotenente Striano ha proseguito le indagini, effettuando verifiche sui Vincenzi, sulla famiglia Quartieri e su Balilla Piermarini, amministratore della North Wind Srl, considerata la holding della famiglia di Pietro Tidei, il sindaco di Santa Marinella.

Complessivamente, sono stati effettuati dall’uomo della Dna 37 accessi alle banche dati riguardanti l’affare del convento, ma i risultati sono rimasti secretati fino a ottobre 2022.

Tra le contestazioni mosse dalla Procura di Perugia nel caso del dossieraggio abusivo contro esponenti del centrodestra, emerge anche una che coinvolge l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, oggi senatore del M5S, oggi componente della commissione antimafia e persona informata sui fatti.

Secondo l’accusa della Procura di Perugia, il magistrato Antonio Laudati, della Direzione nazionale antimafia, avrebbe avviato una battaglia personale il 31 maggio 2021 per fermare una speculazione immobiliare vicino al castello di Santa Severa, coinvolgendo il finanziere Pasquale Striano. Quest’ultimo, su indicazione di Laudati, avrebbe controllato le banche dati per creare le condizioni per un dossier pre-investigativo sulle infiltrazioni criminali nella località costiera.

Striano profilava i primi 5 soggetti collegati alla vendita del convento dell’Immacolata. Tra questi, la Curia generalizia frati minori convenutali, che stava cedendo la struttura alla Lilium Maris Srl, amministrata da Maria Rosaria De Vita. Il 3 giugno, Striano compie ulteriori 26 accessi alle banche dati, alla ricerca di segnalazioni e precedenti di polizia di persone collegate.

La situazione si infiamma ulteriormente quando, nella notte a cavallo del 5 e 6 ottobre, si verifica un incendio doloso al ristorante di Quartieri.

Due giorni dopo l’attentato incendiario, Striano accede nuovamente al suo nominativo.

Il 9 ottobre, la notizia dell’incendio doloro esce sul portale online del Messaggero.

Striano in quei giorni anticipa al giudice Laudati una bozza di articolo, successivamente pubblicato il 26 ottobre sul Domani a firma di Federico Marconi. L’articolo ipotizza un coinvolgimento di speculatori immobiliari legati alla criminalità organizzata nell’affare del convento.

La Procura di Perugia contesta a Striano e Laudati di aver falsamente attribuito l’origine degli approfondimenti all’uscita di due articoli di stampa, mentre gli accessi erano stati effettuati in precedenza. La richiesta comporta la genesi dell’atto di impulso inviato l’1 febbraio 2022 alla Direzione distrettuale e al procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, che potrebbe finire audito come persona informata sui fatti.

Questi fatti, fino a ieri sconosciuti, stravolgono completamente la guerra in atto tra Tidei e Quartieri usata a quanto sembra da Laudati per salvaguardare la sua oasi di pace a Santa Marinella.

A far capire come Tidei e Quartieri siano stati manipolati in questa vicenda lo racconta proprio Cantone.

Nell’articolo pubblicato 17 giorni dopo che il magistrato aveva ricevuto la bozza, sono riportati i nomi delle persone profilate a giugno da Striano.

Un articolo che riportava un riferimento a un precedente interessamento da parte di un gruppo di imprenditori finiti nell’inchiesta “Mondo di Mezzo”. Infatti, scrive Il Domani «A portare avanti la trattativa erano Daniele Pulcini, immobiliarista rinviato a giudizio ma assolto nel processo, e Stefano Massimi, imprenditore romano: entrambi in quegli anni erano molto vicini a Carminati (Massimo, ndr)».

Dal racconto del quotidiano viene “sbianchettato” un nome che compare, da non indagato, nelle carte di «Mafia capitale», di uno dei figli del sindaco Pietro Tidei.

Gli investigatori ricostruivano infatti così l’affare del convento: «Tra le persone interessate al progetto, vi sarebbero anche Stefano Massimi, Gino Tidei, e Daniele Pulcini, quest’ultimo anche lui in contatto con Massimo Carminati…“.

Per poter affossare la figura di Fabio Quartieri era necessario in qualche modo associarlo a qualcosa di poco pulito e quello che è accaduto nei mesi successivi è stato raccontato con fiumi di inchiostro e ore di trasmissioni televisive.

La famiglia Quartieri vittima di questo vile dossieraggio si costituirà parte civile nell’eventualità che da questa inchiesta nasca un eventuale processo.

Certo è che Laudati è riuscito a trasformare la sua residenza estiva da “oasi di pace” in “inferno” per la sua storia professionale sporcata in malo modo in questa vicenda.

Ha usato mezzi e uomini delle istituzioni per scopi privati senza aver avuto scrupoli e aver riflettuto sui danni che avrebbe provocato a tutte queste persone.