Dietro le registrazioni presentate in Procura potrebbe esserci la mano di uno “stratega” esperto
VITERBO – Le registrazioni ad orologeria che stanno affossando la credibilità della sindaca Chiara Frontini hanno il solo scopo di farla cadere o farle cambiare atteggiamento (cedere ad un ricatto?).
Nella vita normale, a nostra memoria, non ci è mai capitato di sentire di coppie amiche andare a cena a casa in intimità e apertis verbis e registrare, in modo organizzato, i contenuti di quell’incontro conviviale.
Al di là delle ragioni del consigliere Marco Bruzziches, al quale auguriamo di uscire da questa storia da lavandaie, appare sempre più chiaro il disegno che c’è dietro le registrazioni, più d’uno, che pian piano e ritmo cadenzato, escono fuori e diventano di pubblico sputtanamento.
Le prime registrazioni hanno riguardato lo stadio Rocchi. Non che la sindaca abbia operato con fermezza e destrezza. Anzi. Qualche peccato di presunzione l’ha mostrato come del resto è il carattere della stessa. Di reati pochi, se non dialoghi boccacceschi da fraschetta del dopoguerra tra fiumi di vino e “lasche salate” (quest’ultime solo per veri bevitori).
Poi c’è la famosa cena “dei lunghi coltelli” tra i coniugi Cavini e Bruzziches.
Invitare a cena Bruzziches è come andare in diretta sul Grande Fratello così come oggi parlare con lui è certo, o quasi, che registri o trasmetta in diretta con qualcun altro i contenuti della conversazione.
Battute a parte, la famosa cena registrata da Bruzziches, dove il marito della sindaca ha espresso un concetto alquanto bizzarro, è avvenuta a settembre.
Da settembre a fine dicembre l’ex consigliere di maggioranza e la moglie insegnante di spagnolo, hanno conservato gelosamente questa registrazione nel cassetto. Poi, la paura è diventata così forte da spingerli a sbobinare il contenuto di quel dialogo (integrale o parziale?) e consegnarlo alla Procura della Repubblica di Viterbo.
Perché così tanto tempo? Perché poi nei giorni scorsi hanno sentito il bisogno di “sputtanare” ancora di più un’inchiesta coperta da segreto istruttorio da loro stessi fatta aprire agli inquirenti?
Chi li ha consigliati o lo consiglia? Cosa c’è dietro?
Perché dobbiamo credere ad una frase estrapolata scritta in modo asettico su un foglio di carta che ne potrebbe stravolgere il significato?
Perché arrivati a questo punto il consigliere Bruzziches non sputtana giù tutto e pubblica quel pezzo di registrazione che riguarda le frasi dette da Fabio Cavini?
Possibile mai che davanti a siffatta e “spaventosa” minaccia non abbia avuto il coraggio di sferrare un ceffone al suo antagonista?
Perché dopo la pronuncia di questa frase intimidatoria (che viene decritta al pari di quella pronunciata da un camorrista) Bruzziches e signora hanno finito la cena con un bel caffè e un digestivo?
Qualcosa non torna. Qualcosa non quadra. C’è dell’altro e gli inquirenti dovrebbero ficcare il naso sui cellulari di tutti. Allora sì che si scoprirebbero tante verità di questo osceno spettacolo politico fatto di diatribe personali, ricatti ed estorsioni più o meno esplicite che hanno trasformato Viterbo in una sorta di Spectre (SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion, lett. “Dirigente speciale per il controspionaggio, il terrorismo, la vendetta e l’estorsione”.