Viterbo – Il poliziotto scrittore Alessandro Maurizi: “Il mio ultimo libro nasce da una serata a Trastevere”

“Gli invisibili di San Zeno” edito da Mondadori è ispirato alle vicende di Federico Giorio primo (nell’800) a denunciare gli abusi di potere degli uomini in divisa

VITERBO –  Una serata tra amici a Trastevere e un regalo. Muove così i primi passi l’ultimo romanzo dell’ispettore di polizia Alessandro Maurizi, “Gli invisibili di San Zeno”, magistralmente presentato al Teatro San Leonardo nella sua prima uscita pubblica.

“Stavo passeggiando con un amico tra i vicoli trasteverini quando, proprio lui, colpito da uno dei tanti libri sulle bancarelle, ha deciso di farmi dono di “Ricordi di Questura” di Federico Giorio,  un pamphlet all’apparenza insignificante, ma che invece avrebbe riacceso il mio desiderio di verità, soprattutto verso gli ultimi. Il libro narrava della pubblica sicurezza nell’800, dove, torture e abusi di potere erano nella norma tra chi indossava la divisa. L’autore del libro, Federico Giorio entra in polizia e ha il coraggio di denunciare quello che accade“.

E qui si accende la curiosità di Maurizi verso “il visionario e pazzo Giorio. Solo questo poteva essere un personaggio che mette nero su bianco gli abusi delle istituzioni.  Cercandolo sul web e nelle biblioteche non si trovava niente di lui, in Italia erano presenti  solo tre, quattro copie del suo libro, e il fatto che una fosse capitata nelle mie mani poteva essere solo un segno”.

     

Un duro lavoro di ricerca e viaggi in giro per l’Italia alla ricerca di documenti e ricostruzioni storiche fino a quando Maurizi riesce a riportare alla luce la storia di Giorio.

“Nel libro ho trasformato questo personaggio che è realmente esistito in un personaggio letterario. A lui che era sconosciuto alla storia ho voluto ridare dignità, perché se oggi la Polizia è migliore di ieri lo dobbiamo anche ad un “invisibile” come Federico Giorio e al suo lavoro”.

Ma il debole dell’ispettore Maurizi verso i “grandi” dimenticati non si è fermato qui:

“Quando ho finito di ricostruire la storia, sono andato anche sulla sua tomba a portargli una rosa“.

b.f.

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