Viterbo – Appuntamento con Giulia Farnese, donna forte e libera

“Le 500 primavere di Giulia Farnese”, alla sala conferenze della Provincia, tra storia e musica

VITERBO – L’imponente figura di Giulia Farnese, verrà raccontata il 18 aprile alle ore 15.30 nella sala conferenze della Provincia di Viterbo.

“Le 500 primavere di Giulia Farnese”, questo il titolo dell’appuntamento organizzato da Inner Wheel Viterbo. Dopo i saluti del presidente della Provincia, Alessandro Romoli, introdurrà i lavori Maria Teresa Battistelli Lecchini, presidente Inner Wheel Viterbo.

A raccontare la figura di spicco del rinascimento italiano saranno la storica dell’arte Valentina Berneschi, Elisabetta Gnignera storica del costume e Roberta Mezzabarba autrice del libro “IULIA FARNESIA – Lettere da un’anima”, dove la scrittrice tratteggia il profilo di una donna forte che, libera dalle pastoie di una famiglia che l’ha allevata all’ubbidienza, rinasce dalle sue ceneri e dalla damnatio memoriæ per divenire la mater e la domina del feudo di Carbognano.  L’autrice restituisce a La Bella la dignità che le cronache storiche hanno sempre tralasciato, preferendo rincorrere il gossip cinquecentesco.

Ad accompagnare l’appuntamento intermezzi musicali del Liceo Musicale e coreutico S.Rosa da Viterbo.

Giulia Farnese

Figura di spicco del Rinascimento, Giulia nacque a Capodimonte intorno al 1475 e sposò nel 1490 Orsino Orsini a Roma, dove conobbe l’allora cardinale Alessandro Borgia, divenuto Papa Alessandro VI nel 1492 e di cui diverrà l’amante. Donna libera ed intelligente, al termine della sua relazione con il Borgia, si ritirò nel Castello di Vasanello e poi a Carbognano, di cui divenne signora nel 1497. Qui si impegnò come imprenditrice, realizzando varie opere e dando un forte impulso all’agricoltura e all’allevamento. Particolarmente attenta anche alla condizione femminile, fornì le donne di Carbognano di denaro per le doti, che avrebbero potuto ricevere anche senza contrarre matrimonio. Morì infine a Roma nel 1524, mentre imperversava in città la peste.

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