Viterbo – Arresto boss turco Baris Boyun, sette degli arrestati vivevano nel viterbese

La rete criminale si muoveva nella Tuscia con l’aiuto di Giorgio Meschini

VITERBO –  C’è anche il trentenne viterbese Giorgio Meschini nella rete criminale guidata dal boss della mafia turca Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara, smantellata questa mattina dalla procura di Milano con un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone.

Baris Boyun, 40enne di origini curde e presunto boss del clan criminale,  si trovava agli arresti domiciliari a Bagnaia, da dove stava pianificando un attentato eclatante. “Dammi una settimana di tempo, sto facendo grandi preparatorie, tutta la Turchia ne parlerà” diceva, intercettato, Fino a questa mattina, quando è stato raggiunto da un mandato di arresto europeo per accuse di omicidio, lesioni, minacce, associazione a delinquere e traffico d’armi.

Ad incastrarlo microspie presenti nell’abitazione e nel braccialetto elettronico.

Tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione antiterrorismo internazionale figura anche il viterbese Giorgio Meschini, ma anche diversi turchi residenti in zona, Caglar Senci residente a Tuscania, Durmus Ahmet residente a Vetralla, Bayram Demir  residente a Nepi,  Firat Cogalan residente a Vetralla, Cancin e Akarsu in dimora a Montefiascone.

Nello specifico Meschini avrebbe fornito supporto logistico all’associazione avendo come valore aggiunto la conoscenza della lingua (nelle sue relazioni con le forze dell’ordine) e del territorio (in relazione ai viaggi in cui ha partecipato, nel corso dei quali aiuta i corrieri turchi a orizzontarsi). “Trasportando –  si legge nell’ordinanza di misura cautelare – gli associati ed assistendoli negli spostamenti “necessari” e funzionali alle esigenze e scopi associativi sull’intero territorio nazionale; accompagna la Ece, moglie di Boyun, dall’aeroporto a Crotone presso l’abitazione del Boyun agli arresti domiciliari (poi trasferito a Bagnaia), assiste altri sodali mettendo a disposizione l’autovettura a lui in uso ed intestata alla madre, per il trasporto di armi e denaro illecito”. 

Meschini accompagna il sodale Senci che “a bordo della Classe A, si dirigeva, una volta recuperato Meschini, a Montefiascone, giunto presso la comunità l’Oasi del Sorriso ove dimoravano altri due componenti Cancin e Akarsu“,

Le indagini hanno consentito di accertare lo stretto rapporto tra Senci e Meschini, “il quale lo incarica di verificare la fedeltà di Cancin e Akarsu all’obbligo di firma dopo il loro arresto, fino ad accompagnarli a firmare alla Polizia, di controllare l’eventuale presenza di microspie nella sua vettura, sospettando di essere monitorato e Meschini si attiva, affermando di essere a conoscenza delle modalità di installazione di tali apparecchiature e di sapere come cercarle”.

Il viterbese si mette subito “a disposizione” per accompagnare Cancin quando c’è da prelevare la moglie di Baris Boyun dall’aeroporto e lo accompagna il 15 marzo 2024a Roma a prendere dei soldi e il 25 marzo 2024 partecipa anche al recupero di armi.

Proprio i dialoghi intercettati durante il viaggio a Roma per il recupero dei contanti dimostrano come gli alti sodali presenti non avessero remore ad aprirsi (Senci spiega a Meschini il meccanismo del token e apre il sacchetto contenente i contanti alla vista di Meschini) o ad affidargli il compito di recuperare e trasportare le armi, evidentemente considerandolo “uno di loro”.