Tuscia – Geotermia, rischio trivellazioni al lago di Vico: “Un danno enorme per tutto il territorio”

Lo spettro di nuove trivellazioni preoccupa imprenditori e cittadini adiacenti al lago di Vico e la politica prova a sollevare gli scudi

TUSCIA – Si torna a parlare di trivellazioni e potenziali realizzazione di centrali geotermiche nella Tuscia, stavolta nel lago di Vico.

L’eventualità, ipotizzata da una società geotermale, ha suscitato grande clamore, tanto da fare indire al Comune di Caprarola un incontro tra sindaci ed enti per parlare di tale eventualità e di come allontanarla il prima possibile. Capofila dell’incontro, tenutosi presso la Provincia di Viterbo a Palazzo Gentili, un gruppo di cittadini e di imprenditori, ai quali si è subito aggiunto il comune di Caprarola, che ha subito ricorso al TAR.

Alla conferenza, il professore Giuseppe Mastrolorenzi, vulcanologo e primo ricercatore Osservatorio vesuviano, ha evidenziato come i rischi legati alle possibili trivellazioni esplorative potrebbero essere catastrofici. “Questo tipo di trivellazioni – ha dichiarato – atte a realizzare eventuali centrale geotermiche con sistemi binari, hanno registrato molteplici criticità. Estrarre fluidi e reiniettarli nel terreno genera una serie di compressioni e decompressioni che possono alterare l’equilibrio meccanico del sottosuolo. Altre criticità sono quelle che i pozzi esplorativi potrebbero alterare l’equilibrio delle falde superficiali alle quali attingono le attività legate all’agricoltura. Non si può nemmeno ignorare il rischio di perdita di controllo dei pozzi con conseguente esplosione conseguente all’alterazione della pressione del condotto”. Su quest’ultimo particolare dettaglio, il problema è ancora più grande se si pensa che le trivellazioni sarebbero effettuate in aree molto prossime alle zone industriali e abitate, come sottolineato in conferenza, a più riprese, da tutti gli intervenuti. “Non possiamo escludere che movimentare e sollecitare le faglie profonde possa scatenare terremoti”, ha poi concluso il professore.

Sulla questione è prontamente intervenuta la politica, rappresentata in conferenza dal vicesindaco di Caprarola Eugenio Stelliferi, che tenuto a precisare come il suo comune abbia già presentato ricorso al Tar sulle trivellazioni lo scorso marzo. “Questo tema parte nel 2011 e le istituzioni non hanno mai perso un attimo. Il nostro territorio non merita di essere scelto per questo tipo di studi per tutti i motivi esposti dal geologo Mastrolerenzo – ha dichiarato Stelliferi – Il 5 marzo 2024 è stata impugnata la determina della Regione Lazio dinnanzi al Tar. Al momento non si poteva fare più di cosi, da parte del comune di Caprarola. e da qui in poi faremo di tutto per stimolare gli altri comuni interessati per rendere più forte la nostra posizione a difesa del territorio. Abbiamo anche presentato un ricorso per motivi aggiunti poiché una recente sentenza del consiglio di stato ha ribadito come si debba migliorare la difesa dell’habitat del lago di Vico. Sulla questione, come se non bastasse, non ci è stato dato accesso agli atti e non abbiamo ricevuto risposta delle diffide fatte nei confronti della società geotermica”.

Ad aggiungere ulteriori informazioni sulle mosse che la politica è in procinto di effettuare per difendere il Lago di Vico e la zona limitrofa, ci ha poi pensato l’on. Enrico Panunzi, vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale. “Ci siamo già passati – ha subito ricordato Panunzi – con situazioni simili a Castel Giorgio e Torre Alfina, quando anche lì si voleva realizzare un impianto di geotermia. In quel frangente tutti i comuni interessati si schierarono contro a tale ipotesi e sicuramente succederà anche stavolta. Inoltre, la Regione è assolutamente in tempo per intervenire e fermare tutto”.

Il progetto, che prevede un investimento da parte della società di 22 milioni di euro, potrebbe – inoltre – far affiorare ulteriore arsenico dalle basse falde acquifere, peggiorando la già critica situazione della Tuscia.

Molto critica sulla situazione, la consigliera comunale di Viterbo Luisa Ciambella, che ha tenuto a sottolineare come “Il comune di Caprarola ha più volte cambiato idea di questo argomento. Parliamo di un progetto le quali carte partono nel 2016 e il quale aspetto tecnico però è molto complesso. Si tratta di uno studio che costerà 22 milioni di euro circa e che dovrà tenere conto di molte problematiche della nostra zona interessata, come l’elevata presenza di radon concentrato. La Regione sta attenzionando la situazione, ma se siamo qui su spinta dei cittadini, si è fatto tardi. Hanno fatto bene a difendersi, così come lo ha fatto il comune di Caprarola presentando il ricorso, ma adesso bisogna fare squadra per capire come proseguire”.

Un fattore ancora più preoccupante, è stato poi aggiunto dagli intervenuti, è che la società capofila del progetto possiede un capitale sociale di appena 21mila euro. Una cifra troppo bassa, è stato sottolineato, per poter prendersi cura di eventuali problematiche che potrebbero scaturire dalle trivellazioni.

Sulla situazione si tornerà a discutere nel prossimo futuro, nell’attesa che altri comuni aderiscano al ricorso presentato unendo le forze per difendere il territorio.