Civitavecchia – Donna sparita in crociera, il marito condannato a 26 anni per l’omicidio: «Si è tolto la fede». Le motivazioni della sentenza

CIVITAVECCHIA – Colpevole di aver ucciso la moglie perché «si è tolto la fede». È una delle motivazioni della sentenza con cui la Procura di Roma ha condannato a 26 anni di carcere Daniel Belling, l’uomo tedesco e residente in Irlanda accusato di aver volontariamente ucciso sua moglie Yi Yinglei nel febbraio 2017 durante una traversata nel Mediterraneo e di aver gettato il suo corpo in mare dopo averlo chiuso in una valigia.

Le tracce di Li Yinglei si sono perse nel 2017, dopo che era partita con il marito e i due figli per una crociera a bordo della Msc Magnifica. Belling era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver ucciso la 36enne e di essersi liberato del suo corpo nel corso della navigazione prima dello sbarco a Civitavecchia (Roma), per poi riprendere la crociera insieme ai suoi bambini.

Per i giudici, la mancanza delle fede nelle immagini dopo la scomparsa della donna è «una prova plastica». Senza l’anello «il vincolo matrimoniale risulta dissolto», dicono i giudici, vale a dire Belling ha ucciso sua moglie.

Certo Li Yingley avrebbe potuto essere uccisa anche da qualcun altro, ma per i giudici tutte le prove riconducono a lui: la fede, i litigi, la mancata denuncia di scomparsa, il mutismo dei figli, le due uscite insolite dalla cabina il 12 febbraio. È lì che l’ingegnere avrebbe ucciso la moglie «per soffocamento o strangolamento», davanti ai figli, per poi gettare il corpo «in mare aperto» dentro una valigia.

«Le motivazioni sono illogiche, vanno contro le evidenze emerse durante il processo – dicono i difensori Luigi Conti e Laura Camomilla – I giudici inizialmente avevano colto i nostri dubbi. Poi la corte è cambiata. Sarà nostra cura ricorrere in appello per far rivedere questa sentenza».

Il pm Francesco Basentini, durante la sua requisitoria nell’aula della prima Corte d’Assise di Roma, sottolineò i tanti elementi contraddittori di una vicenda intricata. A partire dal mancato ritrovamento della valigia. «La famiglia Belling è partita con 4 valigie ma ne sono state trovate solo 3 quando il signor Belling è stato rintracciato in aeroporto», ha specifico Basentini. Il comandante della squadra mobile poi ha confermato che le dimensioni del bagaglio mancante «sarebbero state compatibili con quelle di un corpo esile come quello della signora Yinglei».

Cercando spiegazioni alternativa a quelle omicidiarie Basentini ha spiegato come anche un ipotesi di suicidio sarebbe illogica: «Perché avrebbe dovuto farlo? – ha domandato alla Corte -, e poi una donna che decide di suicidarsi lo fa gettandosi in mare con un trolley?».

Ad aggiungersi poi a un quadro particolarmente complesso la mancata denuncia di scomparsa da parte di Belling e l’inverosimiglianza anche di un allontanamento volontario della donna «lasciando al marito documenti, cellulari, vestiti e anche il permesso di soggiorno».