La viterbese Santa Rosa Venerini aprì la Prima Scuola Popolare femminile gratuita al mondo
ORIOLO ROMANO – C’è gioia nel borgo e nella comunità della parrocchia San Giorgio Martire, dove, il 15 settembre, si è svolta la prima professione semplice della 25enne Rachele Nicodemi, nata e cresciuta in paese, che si è consacrata a Dio in attesa dei voti solenni.
La storia della viterbese Santa Rosa Venerini
Nel XVII secolo la donna si occupava dei figli e della casa nel migliore dei modi, spesso però aiutava il marito anche nei faticosi lavori nei campi.
Nei centri urbani importanti invece, l’educazione delle bambine e delle giovani di famiglie nobili e benestanti era compito anche degli educandati annessi ai monasteri femminili.
Una ragazza viterbese Rosa Venerini, abitante in un palazzo nobiliare, in via Mazzini, intelligente e colta di buona famiglia, educata in casa e nel monastero di Santa Caterina (in Piazza Dante), vedendo la grande massa di bambine del popolo che cresceva senza istruzione, condizionata dal bisogno e dall’ignoranza, ebbe l’intuizione di migliorare la loro vita.
Già da bambina Rosa voleva dedicarsi al Signore, facendo opere di bene. Maturando negli anni comprese l’importanza dell’Apostolato e lo praticò senza chiudersi in un convento.
Ancora adolescente invitò un piccolo numero di bambine e ragazze a casa sua, occupando una stanza per delle “lezioni di ascolto”, dei passi del Vangelo e della Bibbia.
Poiché le giovani dovevano anche lavorare come sarte o ricamatrici, Rosa le accettava con il loro lavoro. Le giovani apprezzavano la conoscenza delle Sacre Scritture e pian piano si passò alle lezioni di “alfabetizzazione”.
È così che, aiutata da due sue amiche, Rosa Venerini aprì la Prima Scuola Popolare femminile gratuita con lo scopo di aiutare le ragazze del popolo a comprendere il loro valore e trovare nella preghiera e nell’istruzione la propria dignità di persona.
Il suo motto era “Educare per Liberare”.
Era il 30 agosto del 1685, la sua sede era nell’odierna Via Mazzini, a casa sua.
Non furono tutte rose e fiori.
In quel tempo infatti non c’era l’abitudine di vedere un gruppo di donne vivere insieme senza Monastero, senza voti e senza grate, con il compito di insegnare a leggere e a scrivere; ma la popolazione capì e presto tutte quelle che potevano corsero in quella scuola, la cui sede fu ampliata grazie all’aiuto economico di una nobile viterbese Artemisia Bugiotti.
Questo progetto interessante divenne famoso in tutto il viterbese e Rosa fu invitata dal Cardinale Marcantonio Barbarigo, Vescovo di Montefiascone, che lodò il progetto e fece aprire ben 10 scuole nella sua diocesi.
A Montefiascone Rosa conobbe Lucia Filippini che amava anche lei l’Apostolato e divenne sua stretta collaboratrice nelle scuole di Montefiascone.
Rosa fondò altre scuole, che ancora esistono, in tutta la Tuscia, in Umbria, in tutta Italia e soprattutto a Roma. Le scuole si diffusero anche in tutti i continenti del mondo, mentre Viterbo, la città di Rosa, ha permesso che si chiudesse il primo istituto da lei fondato, in tanti aspettano il ritorno delle Mestre Pie Venerini nel luogo dove sono nate e il giusto riconoscimento nel mondo per una Santa che tanto ha fatto per le donne.