L’ex agente dei servizi segreti insiste sulla professoressa viterbese Valentina Cuozzo che scattò le fotografie: “spettatrice casuale“
VITERBO – Bisognerà attendere fino al 17 aprile 2025 per capire se Sigfrido Ranucci, volto di punta di Report, sarà rinviato a giudizio a Roma. La denuncia presentata dall’ex uomo dei servizi segreti, Marco Mancini, riguarda le famose immagini del suo incontro con il senatore Matteo Renzi, avvenuto il 23 dicembre 2020 in un autogrill.
Queste immagini, rubate da una professoressa viterbese militante di sinistra, Valentina Cuozzo, all’epoca insegnante al Dalla Chiesa di Montefiascone, furono inviate prima a un blog locale di Viterbo e poi al Fatto Quotidiano, che però le sottovalutò. Solo successivamente il video arrivò a Report il 12 aprile 2021, venendo poi mandato in onda il 3 maggio dello stesso anno.
Il caso assume tinte fosche e ricche di sospetti, con Mancini, parte offesa nel procedimento, che continua a insinuare che dietro la diffusione delle immagini ci sia un coinvolgimento diretto degli apparati dei servizi segreti.
Viterbo – Le telefonate dei servizi al conduttore di “Report” sul caso Renzi-Mancini
Mancini, ex numero due dell’Aise, fu costretto a un pensionamento anticipato dopo la messa in onda del servizio. Convinto che qualche collega invidioso abbia orchestrato il tutto, Mancini sostiene che la professoressa che ha scattato le foto non sia una semplice “spettatrice casuale“, come invece dichiarato da Report.
L’ipotesi che nella cerchia personale della docente vi siano legami con ambienti degli 007 è ancora viva e alimenta ulteriori dubbi sulla trasparenza dell’intera vicenda.
Durante una presentazione del suo libro Le Regole del gioco (Rizzoli) a Frascati, Mancini ha ribadito la sua teoria, ricollegandosi alle ipotesi già sollevate da Aldo Torchiaro su Il Riformista. Secondo lui, la connessione tra la professoressa e ambienti dei servizi segreti non è da escludere, e questa insinuazione getta ulteriori ombre su quanto realmente accaduto quel giorno all’autogrill.
Intanto, la vicenda legale ha subito un colpo di scena: l’udienza che avrebbe dovuto decidere sul rinvio a giudizio di Ranucci è stata rinviata a causa di un presunto vizio di notifica nei confronti di due giornalisti di Report, Giorgio Mottola e Danilo Procaccianti. Le notifiche, infatti, sarebbero state inviate solo agli studi legali di fiducia e non agli uffici della Rai, come avrebbero richiesto i due giornalisti. Un dettaglio che ha portato alla decisione del gip romano Elvira Tamburelli di rimandare la decisione.
Ma le polemiche non si fermano qui. Report si trova già nel mirino del tribunale di Varese per altri due servizi legati alla pandemia di Covid-19, firmati sempre da Mottola e Ranucci, accusati di concorso in diffamazione aggravata. In particolare, i servizi in questione avrebbero diffamato l’avvocato Andrea Mascetti, la dottoressa Maria Luisa Fontana e la moglie del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Anche in questo caso, il giudice ha deciso di procedere con il processo per la “ragionevole previsione di condanna”, un duro colpo per la credibilità del programma di inchiesta.
Il caso Mancini si intreccia poi con dinamiche di potere più ampie. Il Giornale ha rivelato che Elisabetta Belloni, attuale direttrice del Dis, il dipartimento che coordina i servizi segreti, è stata interrogata nel filone ravennate dell’inchiesta, ma su 15 delle 18 risposte fornite è stato apposto il segreto di Stato.
Questo perché, secondo quanto dichiarato, “dal disvelamento di tali elementi deriverebbe una grave lesione dei preminenti interessi afferenti alla sicurezza dello Stato“.
In questo scenario complesso, emerge anche l’ex premier Giuseppe Conte, che all’epoca dell’incontro tra Mancini e Renzi aveva la delega ai servizi segreti. Intervistato da un quotidiano, Conte ha dichiarato di essere stato informato dell’esistenza del video tra la fine di dicembre 2020 e gennaio 2021, quando era ancora in carica, ovvero mesi prima che Report trasmettesse il filmato. Questo dettaglio ha alimentato nuove speculazioni: chi informò Conte? Il Fatto Quotidiano o gli stessi servizi segreti? E soprattutto, Renzi si chiede se Conte si sia semplicemente confuso sulle date.
Il mistero rimane, e forse solo il 17 aprile 2025 si potrà fare luce su questa intricata vicenda di segreti, spionaggio e lotte di potere. Nel frattempo, le insinuazioni di Mancini continuano a insinuare il dubbio che dietro l’intera operazione si nascondano le mani di chi, nei servizi segreti, voleva colpirlo dall’interno.