CAPRAROLA – “Uno dei nostri lanari, Calogero, è stato ucciso a colpi di fucile alcuni giorni fa nelle Marche”. La denuncia arriva direttamente dal progetto “Life lanner” che ha come base due oasi della Tuscia: il parco regionale Marturanum e la riserva naturale Lago di Vico.
“Life lanner” si prefigge di incrementare la piccola popolazione di falco lanario nel Lazio, prevenendo la sua sparizione e promuovendo le condizioni per la dispersione degli individui. Ad aprile 2024, dopo cinque stagioni riproduttive, sono già stati rilasciati dai 30 ai 50 falchi lanari tra giovani esemplari nati nel Centro recupero animali selvatici della riserva Lago di Vico o adulti acquistati da allevamenti specializzati.
I volatili, come nel caso di quello ucciso da colpi di fucile, vengono monitorati tramite Gps.
“Quello che è accaduto nel comune di Osimo – scrivono ancora dal progetto – è un atto criminale che pregiudica la buona riuscita del progetto di ripopolamento. Anche Calogero, come Carlotta, ancora viva e stabilizzata in provincia di Roma, e Camilla, morta per elettrocuzione in Sicilia, aveva raggiunto la sua autonomia, dopo l’impegnativo percorso di rilascio con metodo di hacking.
Nei primi giorni di luglio Calogero, dopo un mese di hacking intorno all’area del rilascio, si era allontanato, per essere poi recuperato dagli operatori in provincia di Campobasso, affamato, ma in buone condizioni di salute. È stato riportato al box, come per le sue sorelle, dove ha continuato a volare il loro compagnia, affinando le tecniche di caccia, e spostandosi per diversi chilometri per tornare ogni volta che ne avesse bisogno.
Si è poi allontanato definitivamente ad agosto, svalicando l’Appennino ed esplorando diverse zone nella regione Marche. Ha frequentato campi agricoli ma anche cimiteri e santuari, in cui cacciava passeriformi e tortore dal collare, prede alla portata di un maschio dalle dimensioni più contenute rispetto alle conspecifiche femmine, rispecchiando a pieno l’obiettivo di liberare animali meno elusivi e che soffrano meno della spinta incessante dell’antropizzazione, che nel tempo ha portato queste e altre specie sull’orlo dell’estinzione.
Sul confine che separava un terreno agricolo da una tranquilla villetta, sono arrivati gli ultimi punti Gps dell’unico maschio di lanario sopravvissuto finora nel progetto, dove si trovava ormai deceduto. Durante le ricerche dell’animale, dati i chiari sospetti di morte, la proprietaria di un’abitazione limitrofa all’area di interesse, lamentava l’assidua presenza di cacciatori che sparavano regolarmente vicino alla sua proprietà, e nello stesso terreno non è stato difficile trovare decine di cartucce maleducatamente abbandonate, compreso un colombaccio abbattuto e non recuperato, probabilmente a causa della presenza degli operatori impegnati nella ricerca. Trovata la carcassa, si è subito proceduto con gli accertamenti, che hanno confermato la presenza di pallini da caccia nel corpo dell’animale”.