Tutto ha avuto inizio con il nostro scoop sulle 300 mila mascherine acquistate sotto pandemia dalla Union Petroli
ROMA – La sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro e dello stipendio per 12 giorni comminata all’ex capo della Protezione Civile della regione Lazio, Carmelo Tulumello, era legittima.
Lo ha stabilito con tanto di sentenza il Tribunale di Roma Sezione II lavoro il giudice monocratico Claudia Canè.
Tutti ricordano la figura di Carmelo Tulumello. In piena pandemia sottopose la regione Lazio a una delle più grandi truffe che si ricordino acquistando random, senza informarsi e senza garanzie, milioni di mascherine per la protezione (inutile) dal virus Covid 19.
Anche la Corte dei Conti ha chiesto il conto a lui e all’allora presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e si attendono gli esiti delle istruttorie con una sentenza definitiva con la richiesta pendente di un risarcimento record da 11 milioni di euro.
Come i lettori ricorderanno scrivemmo di uno dei tanti acquisti in libertà fatti da Tulumello all’epoca da vari fornitori. Uno di questi era addirittura suo socio in affari e, solo per distrazione, si dimenticò di farlo sapere e quel conflitto di interessi lo portò alla sanzione disciplinare.
Il 31 maggio dello scorso anno, infatti, la regione Lazio aveva formulato la contestazione disciplinare in quanto aveva affidato una delle tante forniture di mascherine chirurgiche alla Union Petroli srl.
Lui, Tulumello, si è difeso dicendo che era stato socio con altri che erano titolari della Union Petroli e della Gestoil con i quali aveva acquistato un terreno e che le mascherine erano sicuramente ad un costo vantaggioso per l’ente.
Dunque ha contestato e chiesto l’annullamento degli addebiti disciplinari: “…la condotta tenuta dalla Sv, come sopra rappresentata e descritta nella nota riservata della RCPT prot. 0511668… di aver omesso, in violazione dei propri obblighi di dirigente di:
- comunicare all’Amministrazione regionale la situazione di potenziale conflitto di interessi derivante dai rapporti sussistenti con l’amministratore unico della società affidataria della fornitura in parola;
- astenersi dall’adozione della citata determinazione – GSA n. G03292 del 25/03/2020, in considerazione del possibile coinvolgimento, nelle decisioni assunte, di interessi di persone con le quali aveva rapporti di frequentazione abituale e condivideva comuni interessi economici e patrimoniale, oltre che per gravi ragioni di convenienza”.
Come detto parliamo di una fornitura i 300mila mascherine chirurgiche per un costo di 246mila euro più iva.
Ricorso respinto, o meglio, rigettato. Un precedente del genere lo pone nella situazione di non sbagliare più perché rischia seriamente di essere licenziato ma non è tutto. Manca all’appello l’istruttoria della Corte dei Conti sugli 11 milioni di euro da restituire alle casse della regione Lazio.