Sardegna in fermento per la possibile nomina di Federica Montaresi ai porti: “Serve una guida sarda”

Politici, sindacati e operatori chiedono un presidente sardo per difendere le esigenze e l’autonomia dell’Isola

CAGLIARI – La possibile nomina di Federica Montaresi, attuale commissaria dei porti di La Spezia e Carrara, alla presidenza dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna sta sollevando un’ondata di proteste sull’Isola.

Il malcontento attraversa il mondo politico, sindacale e imprenditoriale, tutti accomunati dalla richiesta di una figura sarda alla guida di un settore cruciale come quello dei trasporti marittimi.

Tra le voci più critiche quella di Giuseppe Fasolino, consigliere regionale e sindaco di Golfo Aranci, che ha definito la possibile scelta di un tecnico non sardo “uno schiaffo alla Sardegna” e “un’offesa alle qualità di decine di professionisti isolani perfettamente in grado di ricoprire questo ruolo”. Secondo Fasolino, in un ambito strategico come quello della gestione portuale, è fondamentale puntare su chi conosce da vicino il territorio e le sue esigenze.

Anche i sindacati confederali dei trasporti – Cgil, Cisl e Uil – hanno espresso forte contrarietà. I rappresentanti dei lavoratori hanno sottolineato come la complessità del sistema portuale sardo richieda una leadership radicata sul territorio, capace di garantire continuità e attenzione alle peculiarità locali. In questa linea si sono inserite anche le associazioni degli spedizionieri, preoccupate per le ripercussioni che una gestione esterna potrebbe avere sulla competitività e sull’efficienza dei porti sardi.

Negli ultimi anni, sotto la presidenza di Massimo Deiana, il sistema portuale sardo ha mostrato segnali importanti di crescita e consolidamento. Secondo molti osservatori, esistono sull’Isola professionalità e competenze in grado di raccogliere e proseguire questa eredità senza necessità di “importare” tecnici esterni.

La preoccupazione generale è che una nomina avulsa dal contesto locale possa allontanare ulteriormente la gestione dei porti dalle reali necessità della Sardegna, con ripercussioni negative sull’economia regionale e sulla già complessa questione dell’autonomia nei trasporti.

La vicenda è destinata ad alimentare il dibattito nei prossimi giorni, mentre il mondo politico e sociale isolano chiede a gran voce che venga data priorità alle competenze interne, in nome di una gestione più consapevole e aderente ai bisogni della Sardegna.