Montefiascone – Cento anni fa la prima pagnotta: il Panificio Mari compie un secolo

La bocchetta del primo forno acquistato è ancora oggi visibile in via Butinale

Le massaie del paese portavano qui a cuocere pane e dolci

MONTEFIASCONE –  Il primo pane venne sfornato esattamente un secolo fa. E oggi continua ad essere servito sulle tavole di Montefiascone e della Tuscia. In mezzo a questi dieci decenni ci sono quattro generazioni di panificatori. Tutti della stessa famiglia.

Se in quel 1925, quando Teresa Bruzziches decise di aprire, le avessero detto che un secolo dopo la sua attività sarebbe stata ancora in piena salute, forse non ci avrebbe creduto. Invece la sua impresa, nata dalla volontà di rendersi autonoma economicamente dal marito Mario Mari, operaio cantoniere, continua non solo a sfornare pane, ma anche idee.

La sperimentazione qui infatti è un marchio di fabbrica: c’è sempre la curiosità di scoprire nuovi abbinamenti, con risultati eccellenti.

Quella del Panificio Mari è una storia che fa parte della storia stessa di Montefiascone. “All’epoca – dice Mauro Mari, pronipote di Teresa – si trovava in via Butinale, dove ancora si conserva la bocchetta originale del forno, che Teresa ordinò addirittura a Milano, perché doveva durare nel tempo ed essere la più professionale possibile. Il forno ben presto divenne un punto di riferimento per tutta la comunità montefiasconese. Allora infatti non solo produceva pane: lasciava la possibilità alle massaie di portare a cuocere le proprie pagnotte e i dolci casalinghi“.

Non solo impresa dunque, ma anche luogo di ritrovo con risvolti sociali importanti. Nel 1949, la svolta.

“Entrò in vigore una legge – continua – secondo la quale ogni panificio, in base a un certo numero di abitanti della cittadina, doveva acquistare una impastatrice meccanica e trasformare il forno da “a legna” in elettrico o funzionante attraverso una fonte energetica diversa, come quella a gasolio. Teresa insieme al figlio Benigno decise quindi di acquistare l’immobile in Corso Cavour 12 e trasferirci la sua già florida impresa. Mio nonno Benigno aggiunse poi al forno il negozio di generi alimentari ed inserì nell’attività sia il fratello Camillo che i figli, mio padre Luigi e mio zio Alessandro”.

Corso Cavour, 12: il Panificio Mari è tuttora qui, sempre a conduzione familiare, con Mauro e la moglie al lavoro tra dolce e salato. Con un alleato importante: il lievito madre.

“Ho il pane nel sangue e nelle viscere, amo il mio lavoro ereditato e dopo la mia famiglia, Emanuela e i miei tre figli – spiega ancora – ho una passione e un trasporto incondizionato verso la sapienza tecnica di questa arte“.

Da qui lo studio, l’approfondimento, la sperimentazione con la nascita di prodotti inediti e l’ottenimento del marchio collettivo Tuscia Viterbese. Nei giorni scorsi perfino Poste Italiane ha voluto dedicare una cartolina commemorativa e un annullo filatelico in occasione del centenario dell’impresa.

In un secolo ne è passato di pane dentro il forno. Quella bocchetta originale è ancora lì, in via Butinale, dove abitava Teresa e dove oggi abita invece Rossana, cugina di Mauro.

“Il Panificio Mari – commenta Attilio Lupidi, segretario della Cna di Viterbo e Civitavecchia – è l’esempio di come il saper fare, la tradizione, la qualità e l’amore per il proprio lavoro riescano a superare non solo tutte le difficoltà, ma anche le barriere del tempo. Spegniamo queste cento candeline insieme a Mauro e alla sua impresa, a cui auguriamo di tagliare ancora tanti traguardi”.