Il senatore leghista Claudio Borghi, commentando il parere critico della Corte di Cassazione sul nuovo “dl Sicurezza”, non ha risparmiato parole dure verso i magistrati coinvolti
VITERBO – Inizia così il duro attacco fatto attraverso agenzie di stampa dal senatore leghista Claudio Borghi: “La Cassazione non è d’accordo sul decreto sicurezza? E chi è?… come dimostrato dal caso David Rossi, possono essere fallibili come tutti… il potere legislativo spetta al Parlamento. Se qualche magistrato vuole fare leggi diverse… si faccia eleggere”.
Perché Borghi è così arrabbiato con Natalini?
Rel.33-2025Magistrato originario di Viterbo, Natalini ha ricoperto per anni il ruolo di pubblico ministero presso la Procura di Siena, dove ha gestito varie inchieste di rilievo, tra cui quella sulla morte di David Rossi nel 2013.
Nel 2013 avviò, insieme ad altri pm, indagini sulla vedova di Rossi e su un cronista per violazione della privacy — un episodio che sollevò critiche da parte della stampa e del mondo accademico; l’inchiesta si concluse con l’assoluzione nel 2018.

Successivamente, tra il 2020 e il 2023, era indagato a Genova per falso ideologico insieme ai pm Marini e Nastasi, in relazione al primo sopralluogo sulla scena del delitto. Anche quel procedimento fu archiviato con formula piena nel giugno 2023.
Il “suo” parere della Cassazione (27 giugno 2025) sul nuovo Decreto Sicurezza:
Un documento di 129 pagine redatto dall’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione ne analizza criticamente:
1. La trasformazione in decreto-legge di un disegno di legge già in discussione, senza presupposti di “straordinaria necessità e urgenza” secondo l’art. 77 Costituzione.
2. L’eterogeneità delle materie toccate dal dl, tradendo la coerenza normativa di cui dovrebbe farsi garanti il Parlamento.
3. Il rischio di sanzioni sproporzionate e giuridicamente irragionevoli, in particolare riguardo alle aggravanti per blocchi stradali e misure penali sui detenuti madri o sul possesso di “materiale propedeutico al terrorismo”.

Reazioni politiche e lo scontro sulla “invasione di campo”
Borghi (Lega) accusa i togati di aver oltrepassato i loro confini:
“Possono essere fallibili… il loro potere non include fare leggi”.
Forza Italia e Fratelli d’Italia definiscono il parere una “invasione di campo”, sostenendo che competerà al Parlamento rafforzare o modificare il dl in senso più deciso, in favore di forze dell’ordine e sicurezza urbana.
Al contrario, esponenti di Pd, Europa Verde e M5S considerano il documento una “bocciatura sonora” del governo. Per loro, il parere rappresenta un indispensabile controllo legale su misure restrittive.

Perché si parla di Natalini?
Il richiamo esplicito a Aldo Natalini da parte di Borghi non è casuale: nel testo Cassazione, Natalini figura come coordinatore generale della relazione 33/2025.
Per i parlamentari della Lega, il suo coinvolgimento rafforza l’accusa di un magistrato che “sconfina” dall’interpretazione giuridica alla critica politica, alimentando il dibattito sulla separazione tra potere giudiziario ed esecutivo.
Il governo, sull’onda delle critiche, ha già messo in cantiere un nuovo provvedimento per rafforzare la sicurezza e tutelare le forze dell’ordine.
Parallelamente, stanno emergendo crescenti tensioni istituzionali sui ruoli dei magistrati: la magistratura “tecnica” può esprimere valutazioni su leggi e decreti, ma senza sostituirsi ai decisori politici?
Il profilo professionale di Natalini, già coinvolto in inchieste ad alto impatto mediatico e archiviazioni, gli conferisce autorevolezza — e al tempo stesso alimenta la polemica politica attorno alla sua figura.
Il pressing del senatore Borghi parte da un dato di fatto: la Cassazione ha formalmente espresso dubbi sul dl Sicurezza, con Natalini tra i principali redattori del documento.
Molto dipenderà da come il Parlamento recepirà queste critiche tecniche e se il nuovo decreto coinvolgerà anche chi vi contribuì, come Aldo Natalini.