CIVITAVECCHIA – A prima vista, la scena potrebbe sembrare quella di un normale scorcio portuale: una banchina destinata all’ormeggio di imponenti navi da crociera, passeggeri in partenza per mete da sogno e un via vai continuo di provviste caricate a bordo. Eppure, dietro questa immagine da cartolina, si cela una realtà molto meno idilliaca per chi al porto ci lavora ogni giorno.
Alla banchina 13 del porto di Civitavecchia, infatti, portuali, spedizionieri e camionisti sono costretti a operare in condizioni difficili. Sotto il sole cocente d’estate o esposti alla pioggia, non dispongono né di servizi igienici né di aree riparate dove trovare sollievo dalle intemperie.
Il porto vive una fase di grande sviluppo, con investimenti e progetti che spaziano dal diporto alla cantieristica navale, dalle crociere alle navi portacontainer. Tuttavia, ricorda Luca de Benedictis, dell’Ufficio Ambiente UDC di Civitavecchia, “il lavoro deve avere la sua dignità e non può diventare una tortura”.
La mancanza di infrastrutture minime non è solo un problema di comfort, ma anche di sicurezza e decoro. “Dobbiamo aspettare che qualcuno si senta male – domanda de Benedictis -? O che una nave protesti perché un lavoratore, in emergenza, sia costretto a nascondersi dietro una pila di bancali per espletare i propri bisogni?”.
L’appello è chiaro: intervenire subito per garantire condizioni di lavoro dignitose, prima che l’assenza di tutele possa trasformarsi in un’emergenza.