ROMA – Il 14 agosto 2025, alle 8 del mattino, all’aeroporto di Fiumicino è atterrato Carlo D’Attanasio. Un volo partito da Singapore che ha chiuso una prigionia durata cinque anni in Papua Nuova Guinea. Non un normale rientro, ma il frutto di un’operazione rischiosa e solitaria, condotta fuori dai riflettori e fuori dal sostegno dello Stato.
Dopo l’assoluzione, un nuovo sequestro
Il 31 luglio 2025 la Suprema Corte della Nuova Papua Guinea aveva assolto Carlo con formula piena. La giustizia aveva parlato. Eppure, pochi giorni dopo, la polizia gli ha strappato il passaporto in clinica.
Un uomo libero, gravemente malato, trattato come un prigioniero.
Un atto arbitrario, disumano, che ha reso evidente la volontà di una parte corrotta del sistema di impedirne la partenza.
Un’operazione a spese private
A quel punto, nessun intervento della Farnesina. Nessuna protezione, nessuna copertura.
L’avvocato Mario Antinucci ha mantenuto la promessa fatta al suo assistito: il 12 agosto è partito da Roma per Singapore, a proprie spese, con un biglietto pagato di tasca sua alla vigilia di Ferragosto.
Un viaggio lungo, costoso e rischioso. Ma necessario.
La sua presenza e la pressione esercitata insieme al dott. Reginaldo Melis hanno prodotto il risultato: il passaporto è stato restituito a Carlo solo il 13 agosto alle 15.00, poco prima dell’imbarco a Port Moresby. Senza quel documento, nessun volo sarebbe stato possibile.
E mentre le autorità italiane erano all’oscuro di tutto — al punto da voler rilasciare a Fiumicino un passaporto provvisorio che non serviva — Carlo era già in volo, finalmente libero, ma solo grazie a un’operazione privata.
Il medico dimenticato
Accanto a Carlo, per tutto il viaggio, c’era il dott. Damien Hasola, medico papuense che non ha esitato a rischiare in prima persona.
Ha lasciato la Papua Nuova Guinea per accompagnare Carlo fino a Roma, consapevole del pericolo a cui si esponeva tornando indietro.
Il 15 agosto, giorno di Ferragosto, Antinucci lo ha accompagnato a Fiumicino per il volo di ritorno, come gesto di rispetto verso un eroe civile.
Un medico dimenticato dalle istituzioni, che ha compiuto un atto di umanità che non può passare sotto silenzio.
Una lezione amara
Il ritorno di Carlo D’Attanasio in Italia è senza dubbio una vittoria della dignità umana e dei diritti fondamentali.
Ma non è una vittoria dello Stato. È la storia di un cittadino abbandonato dalle istituzioni e salvato grazie al sacrificio di pochi uomini che hanno agito in solitudine, rischiando e pagando di persona.
Questa pagina resterà nella storia non solo per l’assoluzione di Carlo, ma per il messaggio che porta: i diritti umani non si difendono con le parole delle cancellerie, ma con il coraggio concreto di chi non si volta dall’altra parte.