Stadio-Clinica, M5S: “senza gli 80 posti letto accreditati, i 44 milioni per lo stadio ce li metteranno i cittadini”

Convenzione Stadio-Clinica, M5S attacca la giunta Bandecchi: il Comune ha voluto firmare senza garanzie. Se il progetto salta a pagare il conto da 44 milioni per lo stadio saranno i cittadini

Riceviamo e pubblichiamo la nota del M5S – Nel cuore del progetto Stadio-Clinica è annidato un virus silenzioso: il conflitto d’interessi del sindaco Bandecchi. Se scatenato, questo meccanismo può scaricare l’intero costo di un’opera incompiuta sulle spalle dei cittadini ternani e umbri, trasformando un finto partenariato pubblico-privato in una gigantesca speculazione ai danni dei ternani.

La convenzione firmata il 1° agosto 2025 tra il Comune di Terni e la Stadium S.p.A. poggia su una crepa strutturale: tutto il Piano Economico Finanziario (PEF) regge solo se la clinica privata ottiene dalla Regione 80 posti letto in convenzione. Senza quel via libera, l’intero impianto economico crolla.

Il cuore del problema è tutto qui: la clinica che dovrebbe essere realizzata su un terreno di proprietà della Ternana Women S.p.A., controllata da Unicusano di proprietà del sindaco Bandecchi e che dovrebbe contribuire per 14 milioni di euro in dieci anni al progetto stadio. Tuttavia, questa clinica non è ancora costruita né accreditata, quindi la concessione dei posti letto da parte della Regione è tutt’altro che scontata. Concessione che perfino potrebbe essere demandata, nel bando che dovrà essere fatto per l’assegnazione dei posti letto convenzionati, addirittura alla prossima legislatura. Proprio qui si crea una condizione di ricatto istituzionale: se salta la clinica, il progetto lo pagano i ternani !

La convenzione (artt. 28–31) è chiara: se il progetto va in squilibrio economico-finanziario, le parti devono sedersi al tavolo per cercare un nuovo equilibrio. Ma se l’intesa salta – ad esempio perché i 14 milioni promessi da Bandecchi non arrivano, visto che la Regione ad oggi non può concedere gli 80 posti letto per una clinica che non esiste – scatta la risoluzione anticipata del contratto. In quel caso, il Comune di Terni sarebbe obbligato, per legge e per contratto, a rimborsare alla Stadium S.p.A. tutte le opere realizzate fino a quel momento, purché collaudate e a regola d’arte. Un conto che può arrivare fino a 44 milioni di euro. Pagati con soldi pubblici.

Tradotto: il Comune si troverebbe a pagare milioni di euro (che non ha) per un impianto potenzialmente incompleto, magari demolito o a metà, senza alcuna garanzia di continuità e senza che l’opera venga conclusa da altri soggetti. La clausola contrattuale prevede che, se entro 120 giorni dalla risoluzione non si trova un altro concessionario (art. 36), il contratto decade e il Comune deve comunque liquidare i lavori già realizzati.

In sintesi, l’eventuale mancato accreditamento della clinica rappresenta un evento critico che genera automaticamente un disequilibrio insanabile, a meno che non venga coperto con fondi pubblici. In poche parole questo comporterebbe un nuovo dissesto da parte del Comune di Terni con un’opera che resterebbe incompleta per molti anni.

Chi doveva vigilare per evitare questo rischio mortale per le finanze del Comune? Il Comune stesso amministrato da Bandecchi, poiché la Conferenza dei Servizi Decisoria ha demandato proprio a lui il compito di verificare che tutte le prescrizioni siano rispettate prima del rilascio del permesso a costruire. Il Comune di Terni, però, ha dato il via libera accontentandosi della delibera n.1399 del 28 dicembre 2023 della Giunta Tesei che non assegna i posti alla clinica, ma si limita a dire che 80 posti letto convenzionabili sono disponibili in provincia di Terni, ma senza tra l’altro prevederli nel Piano Sanitario Regionale. Nessuna garanzia quindi, solo un’ipotesi. Ma intanto il contratto è stato firmato. E a rischiare di pagare siamo tutti noi.

A rendere ancora più allarmante questo scenario è il colossale conflitto d’interessi in cui si trova il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. Il terreno su cui dovrebbe sorgere la clinica privata appartiene alla Ternana Women S.p.A., società presieduta da Bandecchi stesso e controllata da Unicusano, l’università privata di cui Bandecchi è fondatore e proprietario. In pratica, il Comune firma una convenzione per un progetto in cui la clinica sorgerebbe su un terreno di proprietà di un’altra società privata del sindaco. Un gioco delle parti che non è solo un cortocircuito etico. È un precedente che richiama direttamente la legittimità dell’atto amministrativo, perché viola in pieno il principio di imparzialità della pubblica amministrazione, sancito dalla Costituzione e dai codici di comportamento degli amministratori pubblici.

Come se non bastasse, il 19 luglio 2025 (una settimana prima della firma della convenzione) Bandecchi ha superato ogni limite istituzionale. In un’intervista a La Nazione, nella sua ormai consueta doppia veste – sindaco della città e imprenditore interessato all’operazione – ha dichiarato che, se l’iter amministrativo non sarebbe proceduto rapidamente, avrebbe diffidato il Comune da lui stesso amministrato, per “tutelare” gli interessi della sua società privata. La frase testuale che ha pronunciato è stata: “C’è di nuovo un certo immobilismo nella pratica che deve portare alla firma. Questo sta causando alla Ternana Calcio un grave danno operativo e d’immagine. È in ballo un progetto che è stato dichiarato di pubblico interesse. Devo seguire la questione anche da imprenditore e per questo stallo dell’iter potrei appunto fare causa al Comune come presidente della Ternana Women” (La Nazione, 19 luglio 2025).

Mai nella storia amministrativa della città di Terni un sindaco aveva minacciato di agire contro i dirigenti del proprio Comune, colpevoli – a suo dire – di non firmare in fretta un atto in cui lui stesso ha interessi diretti. È una degenerazione istituzionale senza precedenti.

Il Movimento 5 Stelle di Terni ritiene che il combinato disposto tra convenzione, PEF e pressioni pubbliche configuri un meccanismo di ricatto istituzionale ai danni della Regione e della città. A fronte di un’operazione milionaria, progettata in modo da essere sostenibile solo a patto che la Regione approvi l’accreditamento dei posti letto a una clinica privata che sorgerà su un terreno appartenente a chi amministra il Comune, si impone un immediato intervento politico e giuridico.

Per questo motivo, il gruppo consiliare del M5S Terni:

• pretende che venga discusso pubblicamente nel prossimo Consiglio Comunale la necessità di accantonare un fondo a garanzia dell’eventuale mancato raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario che qualora avvenisse lascerebbe le casse del Comune in ginocchio;

• pretende la sospensione immediata degli effetti della convenzione fino a che non venga dimostrato, nero su bianco, che la clinica è autorizzata dalla Regione e che le condizioni della Conferenza dei Servizi sono state pienamente rispettate;

• invita il Prefetto e l’ANAC a valutare l’opportunità di una verifica di legittimità sull’intera operazione alla luce dell’evidente conflitto d’interessi.

Terni merita di essere amministrata con trasparenza, non con i ricatti. Chi ha giurato di servirla non può usarla come garanzia per i propri investimenti. A pagare non devono essere i cittadini.

Gruppo Territoriale Movimento 5 Stelle Terni