Latina – Il caso di Paolo, 14 anni: l’inchiesta della Procura e le reazioni: “Paolo bullizzato fin dalle elementari”

LATINA – La morte di Paolo Mendico, il quattordicenne di Santi Cosma e Damiano trovato senza vita l’11 settembre, continua a scuotere l’opinione pubblica e il mondo della scuola. Dopo i funerali celebrati il 15 settembre, l’attenzione si concentra ora sull’inchiesta aperta dalla Procura di Cassino, che ipotizza il reato di istigazione al suicidio.

Gli inquirenti hanno disposto l’autopsia e il sequestro dei telefoni del ragazzo e dei compagni di classe per verificare se dietro il gesto vi siano episodi di bullismo o cyberbullismo.

A destare particolare interesse è un messaggio lasciato nella chat scolastica in cui Paolo chiedeva di «conservargli un posto in prima fila». Un dettaglio che gli investigatori stanno cercando di interpretare alla luce delle testimonianze raccolte.

L’indagine non si limita ai compagni: la Procura ha trasmesso gli atti anche alla Procura per i Minorenni, mentre i Carabinieri stanno acquisendo documenti dalle scuole frequentate da Paolo. Si vuole capire se le denunce dei genitori, già presentate ai tempi delle medie, siano state seguite da misure concrete e se negli anni siano stati attivati i protocolli anti-bullismo previsti dalla normativa.

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La dirigente dell’istituto tecnico “Pacinotti” di Fondi, Gina Antonetti, ha respinto le accuse di inattività, sostenendo di non aver ricevuto segnalazioni formali e sottolineando che Paolo aveva avuto accesso allo sportello di ascolto. Tutta la documentazione è stata messa a disposizione degli inquirenti.

Sul fronte politico e istituzionale, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha espresso la sua vicinanza alla famiglia e annunciato ispezioni ministeriali: «Dobbiamo verificare se la legge è stata rispettata e se sono stati attivati gli strumenti di prevenzione».

Il fratello maggiore della vittima, Ivan Roberto Mendico, ha scritto una lettera accorata alle istituzioni: «Mio fratello si è tolto la vita a causa dei bulli che lo perseguitavano. Non è un caso isolato. Ogni tragedia non affrontata è un fallimento che pesa su tutta la società».

Il caso di Paolo, purtroppo, non è solo una vicenda personale: è diventato il simbolo di una ferita collettiva che interroga famiglie, scuole e istituzioni. Le prossime settimane saranno decisive: dalle analisi dei dispositivi alle verifiche ministeriali, fino alle eventuali iscrizioni nel registro degli indagati. Una cosa però è certa: la comunità chiede giustizia, ma soprattutto chiede che la morte di Paolo non resti senza risposte.