Come comunicano i trafficanti di migranti: emoticon e influencer promettono la “bella vita” in Europa

A scoprire il linguaggio social “delle traversate”, uno studio dell’Università della Tuscia coordinato dal professor Alessandro Sterpa

VITERBO – Come comunicano i trafficanti di esseri umani, nuovo studio dell’Università della Tuscia.

Cuori, faccine, bandiere e onde del mare, sono le icone digitali più utilizzate da chi sta per  intraprendere un viaggio verso una nuova vita, raccontata come rassicurante e garantita, che nasconde invece il business illegale del traffico di esseri umani e degli scafisti che lo gestiscono.

La ricerca dell’Unitus finanziata dal Maeci ha portato alla definizione di quello che è stato definito “codice del migrante“, un modo di comunicare che abbatte le barriere linguistiche grazie all’utilizzo di simboli universali e utilizzato nei gruppi social dove cercare informazioni su prezzi e modalità per raggiungere illegalmente l’Europa.

Se la colomba indica che la situazione è tranquilla, un fantasma suggerisce invece ai migranti di stare all’erta nei confronti dei controlli.

Michele Empler è uno dei ricercatori che ha lavorato al progetto. “Spesso parlano di una facile traversata per attrarre più persone, una narrazione che difficilmente corrisponde alla verità“.

Messaggi falsi e rassicuranti sulla “bella” vita in Europa, fatta di facili viaggi e benessere economico, sono quelli che circolano sulle pagine di veri e propri  “influencer dell’immigrazione” con migliaia di followers.

“C’è una struttura ben organizzata e molto diffusa che presidia i flussi migratori per vantaggi economici e per destabilizzare le nostre democrazie“. Afferma il professore Alessandro Sterpa, a capo dello studio. “I migranti vengono spinti verso i confini europei anche per rafforzare  elementi di instabilità nelle comunità locali”.

Il lavoro dell’Università della Tuscia prosegue con il supporto dell’intelligenza artificiale, utilizzata in un nuovo studio, per  decifrare proprio il linguaggio simbolico, un grande aiuto alle attività delle forze di sicurezza nell’individuare canali e metodi che alimentano la migrazione clandestina.