Il giovane graffitaro: “Mi hanno insegnato tantissimo, si sono trasformati in un pozzo di creatività, sorprendendomi”
VITERBO – Creatività, tecnica, meraviglia e tante emozioni, questo è stato il laboratorio che si è svolto, nell’ambito dei Fondi Strutturali Europei – Programma Nazionale Scuola e Competenze 2021-2027 per il “potenziamento delle competenze, l’inclusione e la socialità nel periodo di sospensione delle lezioni”, al Liceo scientifico Ruffini.
A curarlo, l’artista graffitaro Faziarte, anche lui giovane e tanto amato dai suoi coetanei, che dopo un anno di lavoro insieme ai ragazzi, il 26 settembre ha presentato la loro opera.
“Nonostante i tantissimi impegni, ho voluto fortemente partecipare a questo bando perché sentivo che era arrivato il momento di condividere con i ragazzi ciò che ho imparato in questi anni della mia vita e che mi ha permesso di vivere con maggiore felicità e serenità. Ho pensato che fosse l’occasione perfetta per farlo, con l’opportunità in più di trasmettere anche la cosa che più amo: creare”.
“Un lavoro emozionante”
“Il risultato mi ha emozionato profondamente – prosegue l’artista -. I ragazzi, partiti con una mentalità fortemente scientifica, si sono trasformati in un pozzo di creatività, sorprendendomi e insegnando anche a me moltissimo. È stato incredibile, siamo cresciuti insieme, ci siamo arricchiti a vicenda.
Da questa collaborazione è nata un’opera stupenda: “Nosce te Ipsum”, che racchiude e rappresenta il cammino fatto insieme. L’opera invita a riflettere sul ruolo della scuola e della conoscenza nella vita: un luogo di prove, di sfide, ma soprattutto di consapevolezza, attraverso cui imparare a conoscere se stessi e a scoprire le proprie risorse interiori.”
“Nosce te Ipsum” è un trittico di pannelli in legno dipinti a mano di 3,40 metri per 2,10.
L’opera nasce come riflessione sul significato profondo del motto antico “Conosci te stesso”, sviluppata in tre momenti distinti:
Il primo pannello, raffigura una ragazza con il volto coperto da una maschera di cera rappresenta l’inconsapevolezza: non potendo vedere, non riesce neppure a scrivere sul foglio davanti a sé.
Secondo pannello, il fuoco di una candela, simbolo del tempo che passa, inizia a sciogliere lentamente la cera. È l’istante della trasformazione: il volto si libera, lasciando emergere stupore e apertura.
Terzo pannello, la maschera è ormai completamente sciolta. La ragazza, finalmente consapevole, vede chiaramente e mette a frutto i propri mezzi: prende il foglio e disegna una rosa, simbolo di Viterbo e della scuola che ospita l’opera, emblema di identità, radici e rinascita.
Il trittico rappresenta così il cammino verso la consapevolezza, un processo che unisce crescita personale, conoscenza e creatività.
L’opera è stata collocata nel corridoio centrale del liceo, trasformandolo in un luogo ancora più significativo: non solo spazio di passaggio, ma memoria viva e patrimonio condiviso, capace di arricchire la scuola e, al tempo stesso, la città di Viterbo.