CIVITAVECCHIA – L’amministrazione comunale guidata dal sindaco marco Piendibene ripete che non c’è nessun “assalto alla dirigenza”, nessuno spoil system, solo una serie di concomitanze temporali: un normale walzer di professionisti a Palazzo del Pincio.
Eppure la fotografia che emerge – nomi, ruoli, funzioni – racconta un cambio quasi totale dei dirigenti, già oggi in organico appena sufficiente, che reggono i dipartimenti amministrativi più delicati. È su questo scarto tra rassicurazioni e realtà che conviene fermarsi, perché qui non parliamo di poltrone ma di come vengono gestiti patrimonio e risorse della città.
Secondo quanto abbiamo raccolto, il cuore dello scontro resta lo stesso: l’ostruzionismo – così viene definito in ambienti di giunta – attribuito a due dirigenti, Marcelli e Sandro Giglio Marrani, entrambi costretti a rinunciare ad alcune mansioni dopo essersi opposti a dossier sensibili.
La traiettoria è chiara: ricondurre nell’orbita politica scelte che, per garanzia dei cittadini, dovrebbero restare protette da una filiera tecnica robusta. È il “modello Milano” evocato da più parti: decisioni più veloci, contrappesi più deboli. Funziona finché nessuno sbaglia; quando si sbaglia, pagano tutti.
Nel frattempo, alle porte della sede comunale, i movimenti sono concreti. Ai Servizi finanziari saluta Francesco Battista: arrivato cinque anni fa a Civitavecchia, va verso un incarico analogo in Regione Lazio.
Ben più radicata sul territorio è Gabriella Brullini, da oltre vent’anni perno delle attività comunali, con in capo rami cruciali come scuola, cultura e avvocatura: a volerla è l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, per un incarico pluriennale.
Anche qui l’amministrazione parla di naturali percorsi professionali: vero, ma l’effetto sulla macchina resta e va gestito.
Più lieta, e dettata da motivazioni familiari, l’assenza di Sabrina Baudot: la responsabile di sport e servizi sociali è in dolce attesa e usufruirà di maternità e permessi.
Tra chi resta, agli ordini del sindaco Marco Piendibene, figurano due dirigenti di lungo corso: Giulio Iorio, descritto da molti come il deus ex machina di lavori pubblici e ambiente, e il comandante della polizia locale, Ivano Berti.
Il punto che accende il dibattito riguarda però l’Urbanistica: Marrani è stato allontanato da quel settore e al suo posto è stato nominato un esterno con un compenso che viene indicato in 100 mila euro annui. Perché? Con quali motivazioni tecniche e con quale comparazione di curricula? Se davvero – come sostiene la giunta – non c’è nessun disegno di spoil system ma solo una sfortunata sovrapposizione di uscite e avvicendamenti, allora il modo migliore per convincere i cittadini è mettere sul tavolo gli atti: determine, delibere, pareri, short list, criteri di scelta, obiettivi annuali, meccanismi di valutazione. La trasparenza non è una gentile concessione: è l’unico antidoto alla percezione di accentramento.
Perché qui sta il nodo politico-amministrativo. Quando il numero dei dirigenti scende e gli uffici perdono figure con memoria istituzionale, la tentazione di “accorciare” la catena decisionale è fortissima: meno passaggi, più rapidità. È il mantra dell’efficienza che abbiamo visto altrove, Milano in primis: l’indirizzo politico si allunga dentro la gestione quotidiana e i pareri tecnici pesano meno. Ma la velocità senza contrappesi si paga dopo, con contenziosi, varianti, proroghe e costi che non erano stati messi in conto. E quando chi solleva dubbi viene emarginato – come nei casi di Marcelli e Marrani – il messaggio interno è devastante: non serve avere ragione, serve allinearsi.
Accogliamo dunque le giustificazioni dell’amministrazione per quello che sono – una narrazione possibile – e le misuriamo sui fatti. Se davvero è solo un walzer dettato da scelte personali, concorsi e fisiologia degli enti, allora si può e si deve dimostrarlo: pubblicare le cronologie degli avvicendamenti, mostrare come si garantisce la copertura dei servizi durante le assenze, spiegare perché l’Urbanistica richiedeva un esterno e perché proprio a quelle condizioni economiche, indicare come si preserva la separazione tra indirizzo politico e gestione. Se davvero non c’è nessun assalto alla dirigenza, nessuno spoil system, allora non c’è ragione di tenere i documenti nel cassetto.
Se resta un dubbio sul perché un dirigente viene spostato, sul perché si chiama un esterno a 100 mila euro, su come si sostituiscono figure chiave come Battista, Brullini o Baudot senza bucare i servizi, quel dubbio va sciolto con carte, non con slogan. Chi governa ha il dovere di farlo; chi lavora nella macchina ha il diritto di essere ascoltato; chi paga tasse e tariffe ha il diritto di capire. Solo così Civitavecchia evita di ritrovarsi con le chiavi del patrimonio concentrate in poche mani e con una fiducia pubblica ancora più fragile.