Meno vincoli e più competitività, ok del Senato per i birrifici artigianali

ROMA – L’approvazione in Senato dell’emendamento al Ddl Imprese a firma di Luca De Carlo, presidente della Commissione Industria e Agricoltura, segna un passaggio fondamentale verso l’aggiornamento e la semplificazione del quadro normativo che regola la produzione di birra in Italia. Dopo oltre cinquant’anni, si avvia finalmente il superamento del Dpr n. 1498 del 1970, un testo ormai obsoleto, non più aderente alla realtà del comparto birraio e incompatibile con gli attuali standard produttivi.

“Snellire la normativa e superare ostacoli burocratici, che frenano lo sviluppo, l’innovazione e la competitività delle produzioni nazionali, penalizzando proprio quelle realtà artigianali che oggi rappresentano un’eccellenza del made in Italy brassicolo, significa valorizzare un settore in forte espansione, trainato da giovani imprenditori capaci di coniugare qualità, ricerca e tradizione. Come firmatario dell’emendamento approvato a dicembre, che ha introdotto la riduzione delle accise per i birrifici artigianali con produzione fino a 60mila ettolitri annui, esprimo grande soddisfazione per questo ulteriore passo avanti, che conferma l’impegno di Fratelli d’Italia e del Governo Meloni nel rafforzare le filiere produttive, sostenere il settore agroalimentare e promuovere l’imprenditoria italiana. Una misura che avrà ricadute positive anche nella Tuscia, territorio che ospita realtà brassicole artigianali di eccellenza e che grazie a norme più attuali e meno vincolanti potranno esprimere al meglio il proprio potenziale, crescere e competere a livello nazionale ed europeo”. dichiara il deputato Mauro Rotelli, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera.

La proposta recepisce pienamente le richieste avanzate da anni da Unionbirrai, l’associazione di categoria che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti italiani, da tempo impegnata a denunciare il peso di una normativa considerata ormai superata.

Il testo stabilisce che “l’anidride carbonica nella birra deve avere un contenuto non inferiore a gr 0,2 per ml 100 e un contenuto non superiore a gr 1 per ml 100”, abrogando contestualmente il decreto del 1970. Una modifica che, secondo Unionbirrai, elimina vincoli anacronistici legati a parametri come acidità, limpidezza, tenore alcolico e ceneri, del tutto incompatibili con la varietà degli stili brassicoli moderni e con le pratiche artigianali.

Siamo molto soddisfatti – dichiara Vittorio Ferraris, Direttore Generale di Unionbirrai – per la presentazione di un emendamento che recepisce finalmente le nostre proposte in modo chiaro e netto. Da troppo tempo chiediamo di superare un decreto vetusto, che penalizza in particolare i piccoli birrifici italiani e favorisce i produttori esteri non soggetti alle stesse limitazioni. È una norma che frena innovazione, qualità e libertà produttiva: tutte caratteristiche che rendono unica la birra artigianale italiana.

La spinta a rimuovere l’obsolescenza normativa arriva anche dal confronto con l’Europa: le regole comunitarie in materia di sicurezza alimentare, in particolare il Regolamento CE 852/2004, affidano infatti al sistema HACCP e alla responsabilità dei produttori il controllo dei processi, senza imporre limiti rigidi come quelli ancora previsti dal DPR 1498/1970.