VITERBO – Emergono nuovi dettagli sull’inchiesta che ha portato al maxi sequestro da 93 milioni di euro (relativo a una frode da 65 milioni di euro) disposto dalla Guardia di finanza e al coinvolgimento di 123 persone, dieci delle quali residenti nella Tuscia.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, al vertice dell’associazione per delinquere smantellata dalle indagini ci sarebbero il commercialista romano Christian Vocaturo, 42 anni, già finito al centro di un’inchiesta sui collegamenti tra lo spaccio a Tor Bella Monaca e i narcos sudamericani, e il consulente del lavoro viterbese Claudio Orlandini, 68 anni, membro della presidenza dell’Anpit, l’associazione nazionale per l’industria e il terziario.
Accanto a loro, un nome noto nel mondo sindacale locale: Giorgio Petroselli, 53 anni, della Cisal, indicato dagli inquirenti come uno degli snodi del sistema che avrebbe consentito di offrire “pacchetti di manodopera” a prezzi stracciati ad aziende della logistica, della ristorazione e dei servizi alle imprese.
L’indagine, avviata circa due anni e mezzo fa e coordinata dal G.I.C.O. di Roma, ha portato alla luce un presunto meccanismo illecito fondato sull’evasione di imposte e contributi previdenziali mai versati ai lavoratori.
Secondo l’accusa, tra il 2019 e il 2023 le società riconducibili agli indagati avrebbero accumulato profitti milionari, parte dei quali sarebbero stati trasferiti all’estero (in particolare verso la Cina) attraverso il metodo del “Fei Ch’ien”, un sistema informale di rimessa di denaro.
Una parte dei guadagni, invece, sarebbe rimasta in Italia, reinvestita in auto di lusso, orologi di pregio e locali alla moda, in un giro di affari che (secondo le carte ufficiali depositate dagli avvocati delle difese) avrebbe coinvolto numerose imprese tra Roma e la Tuscia.
Gli avvocati degli indagati hanno depositato in procura la documentazione difensiva, sostenendo l’estraneità dei propri assistiti ai reati contestati. In particolare, le difese avrebbero evidenziato come molti dei contratti di rete e di appalto contestati fossero formalmente regolari e che i presunti mancati versamenti contributivi sarebbero da imputare a una cattiva gestione amministrativa, non a un intento fraudolento.
Le posizioni saranno ora valutate dal giudice per le indagini preliminari, mentre la Guardia di finanza continua gli accertamenti patrimoniali sui beni sequestrati.
I 10 indagati viterbesi:
– Fava Gaetano, nato a Viterbo il 24/06/1968
– Filoscia Giulio, nato a Viterbo il 22/07/1976
– Nevi Pierpaolo, nato a Orvieto il 24/10/1862 (residente a Vitorchiano)
– Orlandini Chiara, nata Viterbo il 26/12/1986
– Orlandini Claudio, nato nato a Viterbo il 16/10/1957
– Orlandini Matteo, nato a Viterbo il 12/04/1990
- Petroselli Giorgio, nato a Viterbo il 17/04/1972
– Petroselli Alessandro, nato a Viterbo il 20/08/1974
– Pigliavento Dante, nato a Vetralla il 06/07/1980
– Serafini Maurizio, nato a Montalto di Castro il 29/11/1949 (irreperibile dal comune di Tarquinia)

