La tassa di soggiorno arriva in città, tra l’entusiasmo della maggioranza e i dubbi degli operatori
TARQUINIA – Nel consiglio comunale di ieri, l’amministrazione Sposetti ha finalmente messo la ciliegina sulla torta: arriva la tassa di soggiorno, salutata con entusiasmo da Pd, M5S e Avs, come se fosse il colpo di genio del secolo. Una mossa che, a sentir loro, dovrebbe “rilanciare il turismo” ma che, nei fatti, somiglia all’ennesimo balzello calato dall’alto senza un’idea concreta su come reinvestire i soldi che arriveranno da hotel, campeggi, B&B e agriturismi.
Il sindaco e i suoi numeri: una sfilata di dati per convincere i già convinti
Il sindaco Sposetti ha snocciolato percentuali, indici e tabelle della Camera di Commercio per dimostrare che Tarquinia sarebbe una “città turistica”, e che quindi la tassa è inevitabile. Secondo lui, dopo qualche incontro con le associazioni di categoria, la “concertazione” c’è stata eccome. Peccato che molti degli operatori presenti abbiano raccontato un’altra storia: convocazioni lampo, osservazioni richieste ma non recepite, e zero tempo per discutere davvero.
Insomma: per l’amministrazione, basta una riunione per dire che si è ascoltato il territorio. Poi si decide comunque come si era deciso fin dall’inizio.
L’opposizione prova a farsi sentire… quando ci riesce
La consigliera Federica Guiducci, che pure è stata morbida, si è astenuta perché “troppa fretta e poca correttezza verso gli operatori. Renato Bacciardi, esperto del settore turistico, ha affondato il colpo: secondo lui l’imposta è inutile, dannosa e introdotta senza il minimo confronto. Ma tanto, come spesso accade, chi conosce davvero il settore resta inascoltato.
Luigi Serafini ha rincarato la dose: si doveva almeno distinguere tra alta e bassa stagione, e invece niente. Prenotazioni già chiuse, accordi già firmati, e l’amministrazione arriva con la tassa last minute. Il tutto condito dalla solita retorica della “visione del futuro”, che però nessuno ha ancora capito quale sia.
La maggioranza: unita quando si tratta di tassare
Mentre l’opposizione cercava di ragionare, la maggioranza si è stretta attorno alla nuova tassa come fosse un atto dovuto. Rosati ha riconosciuto che c’è troppa fretta, ma ha comunque votato a favore “perché ormai la tassa la fanno dappertutto”.
Una linea politica chiarissima: se lo fanno gli altri, facciamolo anche noi.
Nel finale, il M5S – con Cesarini in modalità pilota automatico – ha parlato di “iniziativa dovuta e doverosa”.
Doverosa… per chi, esattamente?
Sicuramente non per gli operatori che dovranno spiegare ai turisti l’ennesimo supplemento.
E mentre Avs si allinea, il leader locale dei 5 Stelle sceglie il più imbarazzante dei ruoli: il silenzio.
Alla fine, tra richiami al “futuro”, alla “visione” e alla “destagionalizzazione”, l’unica cosa certa è che la tassa passa.
E passa così: in fretta, senza vera condivisione, e con un’opposizione che c’è sulla carta, ma che si sente appena.
Un’altra giornata perfetta per un’amministrazione che continua a mettere tasse prima di mettere idee.

