Viterbo – Raddoppio della Cassia bis, primi segnali di movimento: “Vertice a breve”

Si torna a fantasticare sul raddoppio dell’arteria che potrebbe dare luce e respiro alla Tuscia, sempre più isolata

VITERBO – Il tema delle infrastrutture torna al centro del dibattito nella Tuscia. La Filca Cisl ha organizzato in Camera di commercio la seconda edizione di Colleghiamo la Tuscia, un confronto dedicato alle opere che da anni mancano all’appello e che continuano a isolare il territorio rispetto a Roma e al resto del Paese. Il quadro emerso non è incoraggiante: molte opere restano ferme, altre procedono lentamente, e la provincia continua a pagare un prezzo alto in termini di sviluppo e servizi.

Marco Fazioli, segretario Filca Cisl Lazio Nord, ha tracciato un bilancio tutt’altro che positivo. “La provincia di Viterbo è bloccata da ritardi che ne mortificano le potenzialità”, ha spiegato, ricordando la situazione della superstrada Terni–Civitavecchia: “Un progetto concepito negli anni Sessanta che, nella parte già in uso, versa in condizioni persino peggiori a causa delle numerose criticità del manto stradale”.
Fermi anche i lavori sulla Cassia, in particolare il tratto tra Monterosi e Viterbo che dovrebbe essere trasformato in una quattro corsie. “Dal 2019 non è cambiato nulla”, ha aggiunto Fazioli. Criticità anche sulla ferrovia Roma Nord, definita “una delle peggiori d’Italia”, nonostante l’avvio dei lavori per il raddoppio lo scorso giugno.

Una prospettiva costruttiva è arrivata dal relatore tecnico Fabio Belli, che ha collegato il tema delle infrastrutture al progressivo calo demografico. “Rendere più agevoli gli spostamenti con Roma potrebbe incentivare molte persone a vivere nella Tuscia, dove i costi sono più bassi”, ha osservato. Belli ha definito “lungimirante” il progetto di raddoppio della Cassia con il nuovo tracciato esterno a Sutri e lo svincolo per la stazione di Capranica. “Un nodo intermodale a Capranica sarebbe strategico. Bisogna partire dal tratto Viterbo-Capranica”.

Inviti a mettere da parte divisioni e rivalità sono arrivati dal consigliere regionale Enrico Panunzi e dal presidente della Provincia Alessandro Romoli. “Serve unità per superare un isolamento che dura da troppo tempo”, ha detto Panunzi, mentre Romoli ha riconosciuto che “un certo campanilismo ha contribuito ai ritardi accumulati”. Panunzi ha inoltre sottolineato l’aumento dei costi delle opere, proponendo di seguire il modello del ponte Morandi per recuperare efficienza e tempi certi.
La sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, ha ricordato come la carenza di collegamenti incida soprattutto sulla qualità della vita dei residenti, più che sul turismo: “Il brand turistico è una cosa, ma la vivibilità è un’altra”.

A riportare il confronto sui numeri è stato il deputato FdI Mauro Rotelli, che ha ricordato l’entità degli investimenti necessari: “Il raddoppio ferroviario tra Viterbo e Bracciano vale circa un miliardo di euro. Per completare la superstrada mancano 12 chilometri che costano 700 milioni”. Rotelli ha ribadito il principio guida dell’esecutivo: “Si finanzia ciò che è cantierabile”.
Ha poi aggiornato i presenti sul progetto dell’aeroporto: “Con l’inserimento nel piano regionale da parte di Enac e un investimento di due milioni, sono state sbloccate le procedure per voli diretti e la trasformazione della pista in uso civile. Ma non c’entra nulla con l’idea del terzo scalo del Lazio”.

L’unico vero spiraglio è arrivato da Davide Bordoni, consigliere del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Bordoni ha annunciato un incontro imminente tra Mit, Anas e Regione Lazio per sciogliere il nodo del soggetto attuatore del raddoppio della Cassia bis. Un passaggio che potrebbe finalmente far avanzare un progetto fermo da anni.

Una piccola apertura, in un panorama ancora segnato da troppi ritardi e poche certezze.