Il paese del Natale abolito: l’amministrazione Sposetti inventa il “December Blackout”. Neanche il Grinch dei fumetti era mai riuscito nell’impresa
Tarquinia ce l’ha fatta: mentre tutte le città d’Italia competono per illuminare le strade, richiamare turisti e far respirare un po’ di aria di festa ai commercianti, qui siamo all’avanguardia — hanno ufficialmente inaugurato il primo Natale “a basso consumo… di idee”.
Un miracolo, davvero.
Non quello della Natività, sia chiaro: il miracolo dell’Invisibilità Totale.
Il Presepe Vivente? Estinto.
La Casa di Babbo Natale? Sfrattata.
Le luminarie? Forse in ferie.
Gli eventi? Classificati come materiale segreto, più introvabili delle tavole di Pyrgi.
E le associazioni? Ah, quelle sì che brillano — ma solo per la pazienza con cui vengono ignorate.
Possiamo dirlo senza remore: la Giunta Sposetti ha raggiunto un livello di non-gestione che sfiora l’arte contemporanea.
Dove altri amministratori creano, organizzano, coinvolgono, qui si cancella, si rinvia, si rimanda al mittente.
Un capolavoro di nichilismo natalizio.
Anche qui forse c’è lo zampino della moglie e della suocera del sindaco? Mistero ancora più fitto.
LA NUOVA DOTTRINA: “NON FARE È MEGLIO CHE FARE MALE” — QUINDI NON FACCIAMO NULLA
Mai una città candidata a Capitale della Cultura aveva puntato così forte sull’assenza.
A quanto pare, però, c’è del metodo.
Perché litigare solo con la Pro Loco quando si può estendere la collezione?
Tarquinia Calcio, Teatro Popolare, Se Ami Tarquinia, Viva Tarquinia, commercianti, Reti d’impresa…
Manca solo il coro parrocchiale, poi il record sarebbe completo.
Le associazioni, storicamente cuore pulsante della città, oggi diventano elementi di disturbo, oggetti ingombranti, gente che — orrore! — pretende di proporre idee, attività, eventi.
Non sia mai.
Qui il Natale si gestisce in modo diverso: si gestisce togliendo.
Togliendo luci, togliendo eventi, togliendo tradizioni, togliendo entusiasmo.
Un’opera di sottrazione sistematica che neanche gli architetti minimalisti più estremi.
NATALE 2024: UNA CITTÀ SENZA FESTA, SENZA IDENTITÀ E, PARE, SENZA GUIDA
Gli oppositori parlano di inerzia.
Un’inerzia così potente che ormai ha raggiunto la massa critica.
Una stasi amministrativa che contagia le associazioni, i commercianti, i cittadini.
Una paralisi che trasforma Tarquinia nel primo esperimento di “Città a Festività Zero”.
Sul tavolo restano domande imbarazzanti:
- Il Presepe Vivente esiste o è solo una favola pre-elettorale?
- Le luminarie arriveranno prima dell’Epifania o direttamente a Carnevale, per fare prima?
- Il programma degli eventi è stato scritto? E se sì, perché è stato poi nascosto?
- Tarquinia celebrerà il Natale… o lo subappalterà a un Comune confinante più sveglio?
Domande sacrosante, che rimbalzano nel vuoto come palle da ping-pong in una stanza senza mobili.
L’UNICA CERTEZZA: UN NATALE COSÌ TRISTE CHE NEANCHE DICKENS L’AVREBBE IMMAGINATO
Mentre in Italia si accendono alberi, si inaugurano mercatini, si organizzano eventi, si attirano famiglie e turisti, Tarquinia opta per il lutto cittadino delle festività.
Una scelta coraggiosa, bisogna dirlo.
Non tutte le amministrazioni avrebbero il fegato di presentare ai cittadini un Natale “versione demo”, con contenuti limitati e funzioni bloccate.
Qui siamo oltre: abbiamo il Natale Beta-Test, il Natale Fantasma, il Natale Non-Pervenuto.
Tarquinia non brilla.
Non propone.
Non reagisce.
E forse questa è l’unica vera visione che la Giunta Sposetti ha portato:
un Natale senza Natale.
Una rivoluzione al contrario, un blackout sociale, culturale ed economico di cui nessuno sentiva il bisogno.
Complimenti: non era facile peggiorare l’inverno. Eppure, anche quest’anno, qualcuno c’è riuscito.


