TARQUINIA – Mentre a Milano si parlava di “visione”, “futuro”, “volo” e di un territorio etrusco unito sotto il grande sogno della Capitale Italiana della Cultura 2028, a Tarquinia la quotidianità continuava ad arrancare tra strade che sembrano dopo-bombe, marciapiedi impraticabili, rifiuti sparsi ovunque e cittadini che ormai non sanno più a chi rivolgersi.
Nella prestigiosa Fondazione Luigi Rovati è stato presentato il dossier “La Cultura è volo”: un lavoro raffinato, pieno di strategie, cluster tematici, governance multilivello, collaborazioni internazionali e progetti per il 2028. Tutto bellissimo.
Ma la realtà – quella vera – è un’altra.
Tarquinia, quella reale, è la città dove ogni giorno ci si fa largo tra buche, dove il decoro urbano è un miraggio, dove le manutenzioni arrivano col contagocce, dove i servizi arrancano e le famiglie chiedono interventi che restano lettera morta.
Un dossier da capitale europea, una gestione da paese lasciato a se stesso
La candidatura viene descritta come “un atto di visione e responsabilità”.
Eppure la responsabilità, quella concreta, quella che si misura sui problemi veri, sembra esserci soltanto nei comunicati stampa.
Il contrasto è imbarazzante:
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da una parte conferenze patinate, testimonial illustri, piani di sviluppo sostenibile e progetti culturali avveniristici;
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dall’altra una città che i cittadini definiscono senza mezzi termini “allo sbando”.
Basta fare due passi per rendersene conto: erbacce ovunque, segnaletica scolorita, aree pubbliche dimenticate, lido lasciato a se stesso, scuole che necessitano da mesi di interventi reali e non promesse.
Altro che volo: Tarquinia, oggi, fatica addirittura a stare in piedi.
La cultura come volano? Prima servirebbe almeno la manutenzione ordinaria
Il dossier parla di rigenerazione urbana, coesione sociale, contrasto allo spopolamento, blue economy.
Parole magnifiche, certo.
Ma i cittadini si domandano – e con ragione – come si possa parlare di “rigenerazione” quando interi quartieri cadono letteralmente in pezzi.
Come si può evocare “coesione sociale” mentre da mesi si segnala il degrado del centro storico, del lido, delle aree verdi e nessuno interviene?
Come si può puntare sul turismo quando le strade d’ingresso alla città sono un biglietto da visita imbarazzante?
E soprattutto: che credibilità ha un’amministrazione che non riesce a garantire l’ordinario ma pretende di gestire l’eccezionale?
Un sogno bellissimo, ma costruito su fondamenta che scricchiolano
Il programma culturale 2028 prevede mostre diffuse, festival internazionali, residenze artistiche, grandi eventi, produzioni teatrali, una serie TV sugli Etruschi.
Tutto straordinario, sulla carta.
Peccato che la carta non mostri le buche, non fotografi i rifiuti, non faccia vedere l’incuria quotidiana sotto gli occhi di tutti.
La verità è che Tarquinia rischia di presentarsi come una città capace di scrivere un dossier impeccabile, ma incapace di garantire dignità ai propri cittadini.
Finale amarissimo: si vola nelle conferenze, ma si precipita nella realtà
Il 18 dicembre si conosceranno i finalisti della competizione nazionale.
La candidatura potrebbe anche andare avanti.
Ma il dubbio – sempre più diffuso tra i cittadini – resta:
che senso ha puntare al titolo di Capitale Italiana della Cultura se la città, intanto, assomiglia sempre più a una capitale del degrado?
Tarquinia prova a “volare”.
Ma prima di parlare di cielo, qualcuno dovrebbe iniziare, finalmente, a guardare il suolo.
Quello che, oggi, grida vergognosamente incuria.
IL DOSSIER
Il titolo “La Cultura è volo” esprime con forza l’idea che la cultura può far volare un territorio. Il “volo” è metafora di slancio, visione, futuro: un movimento verso l’alto che nasce dal radicamento profondo nella Storia e si proietta verso nuove possibilità. Nelle sue 60 pagine il dossier delinea una visione di rivitalizzazione territoriale articolata su quattro direttrici strategiche, in piena sintonia con gli indicatori “Cultura | 2030” dell’UNESCO:
1. Cultura come sviluppo sostenibile – promuovere nuove economie legate alla creatività, all’innovazione e alla valorizzazione del patrimonio;
2. Rivitalizzazione, inclusione sociale e contrasto allo spopolamento – investire sulle comunità e sul protagonismo giovanile;
3. Rigenerazione urbana e Blue Economy – connettere cultura, paesaggio e risorse naturali;
4. Educazione al Patrimonio Culturale e il Sapere del Futuro – formare cittadini consapevoli attraverso cultura, scuola e ricerca.
Al centro del dossier c’è il concetto di “Capitale della Cultura Diffusa”: la candidatura, infatti, intende superare la concentrazione degli eventi in un unico luogo per programmare attività culturali, progetti e opportunità su tutto il territorio, con l’obiettivo di rendere ogni comune protagonista e contemporaneamente parte attiva di un’unica grande “capitale“, contribuendo a valorizzare il patrimonio locale e a creare un tessuto culturale e sociale interconnesso, più forte e inclusivo. Questo approccio non solo rende la cultura più accessibile ai cittadini, ma genera anche un impatto economico e turistico distribuito, stimolando la crescita in modo omogeneo.
IL PROGRAMMA CULTURALE: OCCHI AL CIELO
Le attività e gli eventi si svolgeranno durante tutto l’arco del 2028, da gennaio a dicembre. Il programma culturale di Tarquinia Capitale Italiana della Cultura 2028 si svilupperà seguendo 4 cluster tematici che evocano l’interpretazione del volo degli uccelli e il loro movimento: alzando gli occhi al cielo potremmo infatti individuare SCENE IN MOVIMENTO, TRAME DI SAPERE, ORIZZONTI CHE CAMMINANO E TRADIZIONI NARRANTI.
Per realizzarlo saranno create ad hoc apposite strutture che, inaugurate nel 2028, resteranno attive e a disposizione della comunità anche negli anni a seguire: infopoint fisici e digitali, hub culturali, residenze artistiche e accademie.
Tra i progetti e gli eventi previsti: una grande mostra congiunta su Il Sacro e gli Etruschi, promossa dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (PACT), Villa Giulia, Parco di Vulci, Parco di Veio, Musei DRM Lazio (Tuscania, Canino, Civitavecchia), realizzata in collaborazione con l’Università La Sapienza, l’Università statale di Milano e la Fondazione Luigi Rovati; un omaggio al poeta tarquiniese Vincenzo Cardarelli con un Progetto diffuso che coinvolge giovani poeti e scuole con la direzione artistica di Davide Rondoni; uno spettacolo teatrale a puntate diffuso sul territorio con la regia di Beppe Navello dedicato all’ultimo viaggio di Caravaggio che lo vide sbarcare nel 1610 a Palo Laziale, località di Ladispoli; un contest e elevator pitch per sceneggiatori per scrivere “Etruschi. La serie tv”, un soggetto per una serie TV sulla storia degli Etruschi; il grande evento internazionale Carciofo in Festa, dedicato alla promozione del carciofo romanesco, prodotto tipico del territorio, che coinvolgerà chef da tutto il mondo.
Per valorizzare il patrimonio immateriale saranno organizzati il “Poesia DAY” e il “Catana DAY” per valorizzare l’artigianato locale della lavorazione del cuoio.
Tra i festival si segnalano: Etruscan Places. Festival della Letteratura di Viaggio, curato dell’Associazione Cultura del Viaggio, in occasione della ricorrenza nel 2027 dei cento anni dal viaggio che lo scrittore britannico David Herbert Lawrence intraprese nei luoghi etruschi e che raccontò nel famoso libro Luoghi etruschi; UlisseFest, il festival del viaggio di Lonely Planet organizzato dalla casa editrice EDT; Tolfa Arte il famoso festival dedicato alle arti di strada diffuso sul territorio per la prima volta.
Sono previsti importanti incontri di formazione e di divulgazioni sul patrimonio culturale e archeologico, naturale e ambientale, promossi dall’Università degli studi La Sapienza Roma, Università degli Studi Roma Tre, Baylor University del Texas, Capitaneria di Porto di Civitavecchia, Iberdrola.
Tra le esperienze outdoor in cui gli spazi naturali si trasformano in luoghi culturali: il Cammino degli Etruschi, progettato da Alberto Renzi e la DMO Etruskey, un nuovo itinerario escursionistico e cicloturistico permanente di 154 km suddivisi in 7 tappe, che unisce Cerveteri a Vulci, passando per Tarquinia e attraversando siti UNESCO, borghi e paesaggi unici dell’Etruria Meridionale, valorizzando l’intero territorio, e la Lazio Blue Route, un itinerario di turismo lento permanente di circa 200 km in 10 tappe, da Montalto di Castro fino al centro di Roma che consente di scoprire il litorale laziale a piedi e in bicicletta in tutte le stagioni dell’anno.
Importanti collaborazioni con Open Fibra, Anica Academy, MUNAF Museo Nazionale di Fotografia, Lazio Film Commission, ATCL, Comicon, FAI, Tools for Culture, Maker Camp, CNA, Associazione Italiana Città della Ceramica, Società Tarquiniense d’Arte e Storia e altre numerose associazioni nazionali e del territorio, Fondazione Bellonci. Il monitoraggio e la valutazione del progetto saranno affidati a Federculture.
I TESTIMONIAL DI “TARQUINIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2028”
La candidatura é sostenuta anche da personaggi noti che da tempo hanno scelto di trasferirsi nel territorio o che qui sono nati e cresciuti e che, con amore, hanno accettato di esserne testimonial. Si tratta del celebre regista e sceneggiatore Marco Bellocchio; del critico e produttore cinematografico Marco Müller; della pluripremiata montatrice cinematografica Francesca Calvelli; dei campioni di surf Marta Begalli e Leonardo Fioravanti.
I PROSSIMI PASSI
Il dossier è stato presentato in tutti i Comuni coinvolti in un “tour” che si chiuderà il 12 dicembre proprio a Tarquinia con la conferenza stampa presso la Sala Consiliare del Comune. La procedura di selezione culminerà il prossimo 18 dicembre con l’individuazione dei progetti finalisti. Nel mese di marzo i Comuni ammessi presenteranno pubblicamente il proprio progetto davanti alla giuria presso una sede ministeriale e a seguire sarà proclamata ufficialmente la città vincitrice del titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2028”.





