Hiroshima, 80 anni dopo: il ricordo che non svanisce. Il reportage di Paolo Gianlorenzo per Etrurianews

Non ci sono foto o filmati in grado di trasmettere ciò che si prova calpestando quei luoghi. Un’emozione forte pari a quella che si prova nel vedere Auschwitz

HIROSHIMA – 6 agosto 1945 – 6 agosto 2025. Ottant’anni fa il cielo di Hiroshima si squarciava sotto il bagliore accecante della prima bomba atomica della storia.

Quel giorno è ancora vivo nei ricordi, nei racconti, nelle lacrime e nei luoghi che ne conservano la memoria.

E a ottant’anni esatti da quell’apocalisse, Etrurianews ha voluto essere presente, attraverso gli occhi e l’obiettivo del suo inviato Paolo Gianlorenzo, per raccontare – con parole e immagini – una giornata di silenzio, commozione e profondo rispetto.

Un viaggio nel cuore della memoria

Nel suo reportage, si ripercorre i luoghi simbolo di Hiroshima, dove il tempo sembra essersi fermato alle 8:15 di quella tragica mattina. La prima tappa è stata il Mausoleo delle vittime, dove ogni nome inciso nella pietra sembra gridare silenziosamente contro l’orrore della guerra. Qui, il nostro inviato si è fermato in raccoglimento, raccontando in seguito la sensazione di “camminare tra anime sospese, voci che non vogliono essere dimenticate”.

Quella Cupola spettrale. L’edificio, formato da tre piani e costruito con mattoni e malta, venne progettato dall’architetto ceco Jan Letzel e la sua costruzione terminò nell’aprile 1915. Il palazzo fu destinato a ospitare la fiera commerciale della prefettura di Hiroshima. Esso cambiò nome varie volte, ma ebbe sempre scopi prettamente commerciali.

Il 6 agosto 1945, l’esplosione nucleare avvenne a pochissima distanza dall’edificio, che fu la struttura più vicina fra quelle che resistettero alla bomba. Questa costruzione rimase nello stesso stato in cui si trovava subito dopo l’attacco atomico e viene oggi utilizzata come un monito a favore dell’eliminazione di ogni arsenale nucleare e un simbolo di speranza e pace.

Accanto, il tocco solenne della Campana della Pace, che i visitatori sono invitati a suonare.

Un suono “profondo, vibrante, capace di attraversarti il petto e risuonare dentro, come se fosse un richiamo alla coscienza collettiva dell’umanità”.

Il Museo della Memoria: dentro la tragedia

Il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima, cuore pulsante della memoria della città, è una delle tappe più intense del percorso. “Un luogo terribile e necessario, dove il dolore si fa storia e la storia si fa monito”.

All’interno, sale buie e silenziose accolgono i visitatori in un clima quasi irreale. Ogni oggetto esposto – una divisa da scolaro bruciata, un triciclo deformato dal calore, un orologio fermo esattamente alle 8:15 – è un frammento di vita interrotta, un grido muto che attraversa il tempo. Le testimonianze dei sopravvissuti, raccolte con rispetto e delicatezza, completano un racconto che non concede distrazioni.

Particolarmente toccante la sezione dedicata ai bambini: disegni, giocattoli, scarpe… ricordi che diventano icone del dolore più innocente. “Uscire da quelle stanze significa portare con sé un peso. Ma è un peso che va portato, perché ci ricorda il valore della pace ogni volta che ci sembra scontata”.

Il museo, rinnovato di recente con installazioni multimediali e percorsi immersivi, non punta a scioccare, ma a far riflettere. “Non c’è retorica, non c’è vendetta. Solo verità”, osserva il nostro inviato. “Una verità che chiede rispetto, memoria e impegno”.

Ottant’anni di memoria viva

Hiroshima, oggi, è una città viva, moderna, ma con una ferita che non si rimargina. Eppure, proprio quella ferita è diventata simbolo di speranza e di pace. In occasione dell’ottantesimo anniversario, migliaia di persone – tra sopravvissuti, famiglie delle vittime, delegazioni da tutto il mondo – si sono ritrovate per un momento di raccoglimento, preghiera e riflessione. Le lanterne galleggianti lungo il fiume Ota hanno illuminato la sera in un silenzio carico di significati.

Un’esperienza che resta nel cuore

Per il nostro inviato, quello a Hiroshima è stato molto più che un reportage: “È stata una giornata che lascia dentro un nodo difficile da sciogliere. Raccontare Hiroshima non è solo descrivere un luogo, ma entrare in una dimensione che ti mette di fronte all’umanità nella sua forma più tragica e, al tempo stesso, più luminosa: la capacità di rialzarsi e chiedere pace”.

Le immagini realizzate durante il viaggio – che sono pubblicate nella gallery di Etrurianews – completano un racconto che va oltre le parole. Perché ci sono emozioni che solo uno sguardo o un dettaglio riescono a trasmettere.

A ottant’anni dall’evento che cambiò per sempre il corso della storia, Hiroshima continua a parlarci. E grazie al lavoro di chi ancora oggi decide di camminare tra le sue memorie, la sua voce non smetterà di farsi sentire.


    1. La cupola della bomba atomica – Simbolo eterno di distruzione e rinascita, ciò che resta dell’edificio colpito direttamente dall’esplosione osserva silenziosa la città che ha scelto la pace.

    1. Il Mausoleo delle vittime – Ogni nome inciso è una vita spezzata. Un luogo sacro dove il tempo si ferma.

    1. La Campana della Pace – Ogni rintocco è un appello al mondo: mai più.

    1. L’interno del Museo della Memoria – Scarpe da bambino, vestiti, giocattoli: la quotidianità di un attimo prima, conservata per sempre.

    1. Testimonianze dei sopravvissuti – Parole e volti che raccontano ciò che nessun libro potrà mai spiegare davvero.