Sulla gestione delle piscine lo scontro ha raggiunto livelli di scontro che solo l’intervento magistratura potrà sanare
CIVITAVECCHIA – Da anni, a Civitavecchia, le società sportive chiedono regole chiare, controlli seri e pari trattamento. Dall’altra parte, la politica locale appare – nel racconto degli atti e delle carte – più solerte con le proroghe che con le verifiche, più pronta a “venire incontro” ai gestori amici che a tutelare i cittadini utenti.
L’ultimo esposto depositato dal presidente della ASD NC Nuoto e Canottaggio, Marco Pagliarini, fotografa con durezza questa frizione permanente: un conflitto tra chi fa sport e chi amministra lo sport.
La piscina, simbolo di un metodo
La piscina comunale di via Maratona è il caso emblematico. La concessione scaduta a fine 2020 è stata prorogata prima al 31 dicembre 2023 e poi ancora al 31 dicembre 2025, con contestuale scomputo dei canoni arretrati fino a concorrenza delle spese di manutenzione straordinaria dichiarate dal gestore.
Nel mezzo, un impegno comunale da 164.664,72 euro per “messa in sicurezza” del solaio. Sono numeri e passaggi amministrativi riportati nell’esposto e affidati ora alle verifiche delle autorità.
La narrazione che ne emerge è quella di una partita a porte scorrevoli: morosità per 52.430,82 euro sui canoni 2018–2022, lavori per 79.914,37 euro, e la richiesta di compensazione; il Comune prende atto, autorizza lo scomputo e proroga ancora. Secondo l’esposto, nella rendicontazione 2024 compaiono perfino uscite già conteggiate nello scomputo, mentre non si troverebbero tracce di pagamenti per il demanio marittimo dello stabilimento balneare collegato né del relativo flusso di entrate. Anche la scadenza: impianto al 2025, stabilimento – unico accesso – al 2027. È un mosaico amministrativo che chiede coerenza.
Sul piano tecnico e della sicurezza, l’esposto indica assenza di relazione di agibilità, piani di esodo, conformità elettrica e servizi/accessi per disabili; segnala inoltre un piano vasca non allineato alle direttive citate nel documento, con l’aggravante di una doppia vasca per minori addossata alle pareti – una vetrata – che ridurrebbe gli spazi liberi. Anche le utenze sono un nervo scoperto: per la piscina non risulterebbe agli atti un contratto ACEA; il costo dell’acqua “sembrerebbe” ancora a carico del Comune. Sono contestazioni da provare, ma la cornice è chiara: il controllo pubblico non è pervenuto.
Non solo piscina: un sistema che scricchiola
La frizione non si ferma a via Maratona. L’esposto allarga il raggio: proroghe seriali su altri impianti, documentazioni parziali o mancanti, polizze scadute, ruoli di sicurezza non nominati, lavori mai certificati. In alcuni casi, perfino l’agibilità e la prevenzione incendi risultano non dimostrate, mentre gli impianti continuano ad ospitare eventi. È il ritratto – ancora una volta da verificare – di un sovraccarico di tolleranze che scarica il rischio su atleti e pubblico.
Persino le utenze ricompaiono come leitmotiv: volture non effettuate “in capo ai concessionari” e bollette ancora sul groppone dell’ente, con possibile danno economico. È una linea rossa che attraversa più impianti, dalla piscina al Pala Mercuri.
Le regole scritte… e quelle praticate
Le carte ricordano che il Regolamento comunale impone al concessionario di non modificare le strutture senza autorizzazione, di volturarne le utenze entro 30 giorni, di sostenere le manutenzioni ordinarie e straordinarie; al Comune restano solo gli interventi strutturali “rilevanti” non dovuti a mancata manutenzione. È il perimetro che dovrebbe tenere insieme interesse pubblico e iniziativa privata nello sport. Ma, nella prassi descritta dall’esposto, quel perimetro si allarga e si restringe a fisarmonica, spesso a vantaggio dei soliti noti.
La richiesta: riportare il gioco al centro del campo
Nel finale, l’esposto chiama in causa responsabilità politiche e dirigenziali, domandando accertamenti a Procura della Repubblica, Corte dei Conti, NAS, SPRESAL/SISP e Vigili del Fuoco. È la traduzione istituzionale di un malessere antico: le società fanno sport, la politica talvolta fa selezione. E quando a prevalere non è la regola ma la relazione, il conto lo pagano i cittadini – in bolletta, in sicurezza, in opportunità negate.
Una via d’uscita possibile
Per spezzare il copione dell’eterna lotta servono tre mosse semplici: trasparenza totale degli atti (convenzioni, proroghe, certificazioni, contratti), audit tecnico indipendente sugli impianti più critici, ricostruzione economica con regole uguali per tutti (niente sconti senza prove, volture entro termini certi, morosità sanate o decadenza). Solo così il campo tornerà a essere di tutti e non il terreno di gioco degli amici.