«A te che non hai mai tradito, a te che non hai mai rinnegato. Onore Comandante»
ROMA – Sono stati celebrati alle 7 di questa mattina, in forma strettamente privata, a Roma, i funerali di Pierluigi Concutelli, il terrorista nero – condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio – morto due tre giorni fa. Le esequie sono state anticipate per ragioni di ordine pubblico.
La celebrazione è stata nella chiesa San Ponziano, nel quartiere romano Talenti. Sulla bara il tricolore. La «forma privata» è stata disposta dalla questura romana, per ragioni di ordine pubblico.
«A te che non hai mai tradito, a te che non hai mai rinnegato. Onore Comandante», si legge su un manifesto appeso a pochi passi dalla chiesa San Ponziano.
Altri striscioni dicono «Ciao Comandante» e «Onore Comandante». Uno firmato da «Tradizione Distinzione Roma», gruppo ultras della curva sud romanista, dice: ««Pierluigi Concutelli vive!».
Tante le persone presenti tra cui alcuni tra gli storici capi dell’estrema destra romana. Pierluigi Concutelli avrebbe compiuto a giugno 79 anni, di cui quasi la metà trascorsi in carcere. È morto nellaa sua casa di Ostia, dove si trovava agli arresti domiciliari. È stato esponente del movimento di estrema destra Ordine Nuovo e figura di spicco dell’eversione nera negli anni di piombo.
Da tempo malato, dopo essere stato colpito da una ischemia cerebrale, stava scontando in un appartamento nella zona dell’Idroscalo, non lontano da dove venne ucciso Pier Paolo Pasolini, tre ergastoli per gli omicidi del giudice Vittorio Occorsio, avvenuto nel 1976 a Roma, e quelli dei due neofascisti Ermanno Buzzi e Carmine Palladino compiuti in carcere nel 1981 e nel 1982. Irriducibile, Concutelli non ha mai rinnegato la scelta della lotta armata.
«Il rispetto per le vittime c’è, pur non rinnegando quel periodo storico e quel determinato contesto politico», ha detto in passato.
Nel 2011, per motivi di salute, era tornato libero con la sospensione della pena. Una decisione ribaltata dalla Cassazione nell’ottobre del 2015: i giudici negarono all’ergastolano la concessione della liberazione condizionata.
Una decisione che gli ermellini motivarono con il fatto che il detenuto non si è mai «ravveduto» per le «sofferenze sparse» per la realizzazione «del suo progetto eversivo».
La sua militanza nei movimenti della galassia nera inizia alla fine degli anni ’60. A Palermo, giovanissimo, entra a far parte dei gruppi di estrema destra dove poi fu ribattezzato come il Comandante. Nel 1969 il primo arresto e la condanna a 14 mesi di reclusione. I giudici siciliani gli contestano il possesso di armi da guerra. Nel decennio successivo il salto di qualità: aderisce ad Ordine Nuovo abbracciando la lotta armata e la clandestinità. Il 10 luglio del 1976 uccise a Roma Occorsio. Il magistrato, alla cui memoria è dedicata un’aula nella cittadella giudiziaria di piazzale Clodio e dove si celebrano i processi più importanti, venne freddato a colpi di mitra nella sua auto, una Fiat 125 con la quale si stava recando in tribunale.
A fare fuoco, oltre al Comandante, anche Gianfranco Ferrò, estremista nero di origini pugliesi. Prima di darsi alla fuga i due prelevano la borsa di Occorso e sul cadavere lasciano alcuni volantini di rivendicazione firmati Ordine Nuovo.
Concutelli venne arrestato pochi mesi dopo, nella sua casa venne trovato un vero e proprio arsenale. In carcere a Novara, insieme a Mario Tuti, uccise, strangolandoli, altri due terroristi neri detenuti, Buzzi e Palladino, implicati nelle inchieste sulle stragi di Bologna e di Brescia e considerati da Concutelli dei delatori.
Nel giugno del 2000 ottenne la possibilità di uscire dal carcere durante il giorno per recarsi al lavoro. Il regime di semilibertà gli fu revocato nell’ottobre del 2010, dopo che fu trovato in possesso di una modesta quantità di hashish.
Nel corso di una intervista rilasciata nel 2008 Concutelli, che ha pubblicato anche una autobiografia titolata «Io, l’uomo nero», dichiarò: «Sono stato un assassino e in quanto tale resto un assassino, perché un assassino è per sempre, ma questo non vuol dire che voglio ripetere certe azioni, assolutamente no».
Di quella stagione arrivò anche un giudizio impietoso: «Il terrorismo è qualche cosa che giova solo al potere… era una guerra, ma una guerra che non poteva essere dichiarata».