CIVITAVECCHIA – Un fiume di ragazzi e ragazze. Un fiore, un segno sul viso, un nastro o una maglia rossi. Tanti cartelli.
Tanti slogan. E soprattutto la consapevolezza che bisogna fermare la violenza e per farlo occorre prevenire e riscoprire il vero senso dell’amore. “L’amore non alza le mani, ti prende per mano”. “L’amore non è possesso”. “Educate i vostri figli”.
“L’amore non è violenza”. “Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.
Sono solo alcuni dei cartelli mostrati nel corso della camminata che, dal tribunale, è arrivata fino all’aula Pucci. Un migliaio di persone, con in testa istituzioni, per dire basta alla violenza sulle donne: un’onda di speranza che ha percorso le strade cittadine per non spegnere i riflettori su quella che sta diventando un’emergenza.
“Uno schiaffo non si perdona” hanno intonato un gruppo di ragazzi nel piazzale del Pincio. E da lì bisogna partire, se non prima. Dal riconoscere, come emerso nel corso del convegno che ha seguito la marcia, organizzato all’interno dell’aula Pucci, quei segnali, quei campanelli di allarme che fanno capire come la relazione nella quale si è impegnati è tossica. E bisogna prendere la distanze. Denunciare. Una mattinata, quella organizzata dal Comune, su spinta dell’assessore ai Servizi Sociali Deborah Zacchei, e moderata dal giovane Andrea Grasso, alla quale hanno partecipato autorità civili e militari, forze dell’ordine, le associazioni che da anni si occupano del settore, fornendo un supporto fondamentale, a partire dagli sportelli antiviolenza di Procura e Asl, per arrivare alla Consulta della donne, solo per citarne alcuna. E poi rappresentanti istituzionali e mondo della scuola. Tutti consapevoli di dover mettere in campo una sinergia fondamentale, di dover agire coralmente soprattutto nei confronti dei ragazzi, ripartendo da valori che si sono persi e rendendoli protagonisti positivi del cambiamento.