Il falso extravergine creato miscelando olio di semi di scarsa qualità con clorofilla e beta-carotene. Acquistato dai titolari dei locali sapendo che si trattava di un prodotto contraffatto
ROMA – Allarme falso olio d’oliva. Ad essere coinvolti nell’inchiesta di Nas e l’Icqrf, nucleo antifrode del Ministero dell’Agricoltura, i titolari di circa cinquanta ristoranti vicini al Senato e a Fontana di Trevi, ma anche a Testaccio, Trastevere, fino a Fiumicino e Castelli Romani e persino la mensa del ministero dell’Istruzione che, fino a poche settimane fa, sembrerebbe aver usato un falso extravergine.
Non sono solo laboratori clandestini, ma anche ristoratori che, secondo quanto emerge, hanno comprato la merce consapevoli del fatto che si trattasse di un falso, a un prezzo molto basso rispetto a quello dell’olio extravergine di oliva, tre euro al litro contro una media di nove.
L’inchiesta è partita da un laboratorio “fantasma”, che aveva la sua base operativa in Puglia, dove il finto extravergine veniva realizzato con olio di semi dalla provenienza sconosciuta, mischiato con beta-carotene per modificare il sapore e clorofilla per colorarlo e infine etichettato come “Extravergine made in Italy”.
“Parliamo di un prodotto simbolo della dieta mediterranea – sottolinea Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e che rappresenta una garanzia di qualità dei ristoranti che lo utilizzano. Un prodotto potenzialmente nocivo per i consumatori. Nel rivolgere un plauso agli inquirenti, ci auguriamo che le indagini vadano fino in fondo e che i responsabili vengano puniti per la tutela dei consumatori e di quelle attività che si comportano correttamente, proteggendo e valorizzando il vero made in Italy”.