Un interessante articolo di “UmbriaON” segnala che il consiglio comunale di Terni costa ai cittadini 328.500 euro all’anno, per i gettoni di presenza dei consiglieri comunali (circa 1366 euro al mese l’uno) e per l’indennità di carica del Presidente Giuseppe Mascio (3.279,71 euro al mese). Il M5S accusa: “Alcuni consiglieri se ne vanno ma lasciano il badge inserito in aula”
TERNI | (UmbriaOn.it) – Ci deve essere qualcosa che sfugge. Ci deve essere per forza. Perché, dopo la consueta mitragliata di «Tenuto conto che», di «Precisato altresì» e di «Considerato che», una determina dirigenziale del Comune di Terni stabilisce di destinare «la somma complessiva di 27.375 euro per l’erogazione, riferita al mese di gennaio 2017, dell’indennità di presenza ai consiglieri comunali per le sedute del consiglio e delle commissioni». Mille euro al giorno, meno qualche spicciolo. Ed è per questo che, forse, qualcosa sfugge.
La ‘sollevazione’- Perché quasi due anni fa, era marzo 2015, in consiglio comunale, era iniziata una una stucchevole bagarre, che si è protratta per mesi e che prendeva lo spunto proprio dal fatto che – avevano contestato alcuni eletti – il consiglio comunale costava mille euro al giorno. E, quindi, era necessario – lo imponevano le condizioni economiche del Comune, era la motivazione del soprassalto di moralismo – rivedere tutto e puntare al risparmio.
Il ‘taglio’ – A ridosso di ferragosto il presidente del consiglio, Giuseppe Mascio, insieme ai vice – Michele Pennoni per la maggioranza e Federico Brizi per le minoranze – aveva garantito che «la previsione, fatta insieme agli organi tecnici è di attestarci su una spesa complessiva di circa 280 mila euro (all’anno; ndr), grazie anche alla decisione di ridurre del 10% il gettone di presenza spettante ai consiglieri e dell’indennità di carica del presidente».
Il sindaco – Dopo qualche mese – la storia aveva fatto scrivere, a tutti noialtri creduloni, righe e righe piene di commenti sdegnati e promesse – la situazione restava impantanata e a settembre del 2015 il sindaco aveva deciso di dire la sua: «La politica, i rappresentanti dei cittadini – aveva tuonato – non possono permettersi un giorno di invocare austerità e rigore per poi disattenderli. Di mezzo ne va la credibilità della politica nel suo complesso, compreso chi si è annunciato come elemento di novità e cambiamento ma poi una volta nel Palazzo si è ben immedesimato in quelle logiche e comportamenti che a parole si vorrebbero cambiare».
Costi sempre alti – E infatti, a novembre del 2015, la situazione non sembrava migliorare, proprio per niente. Nonostante la promessa del taglio del 10% del ‘gettone di presenza’ dei consiglieri – da 91,11 a 82 euro – e dell’indennità del presidente, da 3.279,71 a 2.951,74 euro: il totale delle spettanze maturate aveva raggiunto quota 26.813,74 euro. Poco meno, insomma, di quanto il consiglio costava prima che si facessero tante chiacchiere.
I DOCUMENTI UFFICIALI DELLA SEGRETERIA
Il ‘tetto’ – Passato ancora un po’ di tempo, si era intanto arrivati ad aprile del 2016, si disse che una soluzione poteva essere quella di imporre un ‘tetto’ alla somma che i consiglieri potevano percepire sotto forma di gettoni di presenza: si ipotizzò che un singolo consigliere potesse incassare, al massimo, 911,10 euro al mese (che corrisponde a 10 sedute di consiglio o commissione) invece di 1366,55 euro (15 sedute).
I commenti – Walter Patalocco, nel suo corsivo di quei giorni su umbriaOn, era stato, come sempre, chiaro: «Gli sprechi – aveva scritto – sono inconcepibili. Per il resto, per diminuire il costo unitario c’è un’alternativa alla contrazione della “paga”: va aumentata la produzione. Ecco quel che ci vorrebbe: che le riunioni fossero serie, che non si perdesse tempo in ridicolaggini, o in atti clamorosi finalizzati ad accontentare la pancia dei cittadini e non la loro intelligenza».
Nessun risparmio – Solo che – la ricostruzione ci porta a luglio 2016 – la situazione non aveva accennato a migliorare: una determinazione del dirigente comunale numero 2180 del 5 luglio faceva sapere che il Comune di Terni aveva deciso «di impegnare la somma complessiva di 168.546 euro per l’erogazione, relativa al periodo luglio/dicembre 2016, dell’indennità di presenza ai consiglieri comunali per le sedute del consiglio comunale e commissioni consiliari, nonché dell’indennità di carica spettante al presidente del consiglio». Che divisi per sei mesi, faceva – tenendo conto del fatto che nel mese di agosto l’attività di consiglio e commissioni sarebbe stata notevolmente ridotta – circa 30 mila euro. Insomma, sempre quei mille euro al giorno dai quali, un anno e mezzo prima, il dibattito aveva preso il via.
Oggi – I 27.375 euro (883 al giorno, festivi compresi) spesi a gennaio 2017 per l’attività del consiglio comunale rappresentano quel risparmio tanto sbandierato e per il quale – da parte consiglieri di tutte le colorazioni, che poi comunque i ‘gettoni’ li portano a casa – erano state spese parole appassionate? E, soprattutto, la proiezione su 12 mesi porta ad un totale annuo di 328.500 euro (900 al giorno, festivi compresi). Quasi 50 mila in più di quanto promesso dal presidente del consiglio e dai due vice. Sì, ci deve proprio essere qualcosa che sfugge. Soprattutto perché una consigliera comunale, Valeria Masiello (PD), commenta così: «Conti a caso. Ci sono le buste paga».
La presa di posizione – Non a caso, però, il M5S rende noto che il 24 gennaio scorso ha inviato all’ufficio di presidenza del consiglio comunale una nota «in relazione alla mancata attuazione della delibera relativa al gettone di presenza da erogare solo se il consigliere è presente ad almeno il 70% della durata della seduta di Consiglio e/o commissione (D.C. 83/2016) Si continuano a registrare da parte di alcuni consiglieri comunali comportamenti che contravvengono a tale deliberazione. Si assentano dall’aula o sono presenti ad intermittenza malgrado il badge rimanga inserito, e malgrado i vari richiami e solleciti effettuati sia dal Presidente del Consiglio che da vari consiglieri intervenuti sull’ordine dei lavori. Si comunica formalmente la nostra preoccupazione in merito configurandosi tali comportamenti quali “truffa ai danni dello Stato” così come ribadito anche dallo stesso Presidente in corso di seduta. In qualità di consiglieri comunali con spirito di collaborazione abbiamo più volte segnalato tali eventi alla Presidenza. Con la presente, pur capendo le difficoltà organizzative, tenuto conto del fatto che per la stessa delibera le modalità di certificazione del tempo di presenza sono determinate dall’Ufficio di presidenza, sollecitiamo lo stesso, anche attraverso un confronto con il Segretario Generale, con le direzioni deputate all’organizzazione del personale e agli Affari generali, a porre in essere tutti gli strumenti e le soluzioni affinché tale comportamento lesivo della Pubblica Amministrazione non si presenti nuovamente».